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Gli immigrati pagano la riforma Maroni

Secondo i calcoli di Confindustria la Sanatoria porterebbe alle casse dell'Inps altri 1,7 mld di euro l'anno. Le critiche della CGIL

articolo - italia - - - L'Unità - Bianca Di Giovanni - Migranti

[04/03/03]

ROMA Più che una proposta è un concentrato
di intolleranza etnica e delirio contabile.
Secondo indiscrezioni comparse
ieri sul Sole24Ore si starebbe pensando
di utilizzare i maggiori introiti previdenziali
provenienti dalla sanatoria degli immigrati
per coprire i punti di decontribuzione
(da 0 a 5) previsti nella delega di
(contro)riforma del sistema pensionistico
(oggi il testo arriva in commissione
Lavoro al Senato). Il testo dell’articolo è
accompagnato da un commento compiaciuto
di Giuliano Cazzola, membro
del collegio sindacale dell’Inps. Insomma,
gli immigrati pagherebbero oggi il
«buco» provocato dalla legge targata Maroni.
Della serie: anche i contributi hanno
un colore di pelle e una religione. A
quando i contributi delle donne per pagare
la pensione degli uomini, o quelli
degli omosessuali per quella degli eterosessuali
(e via elencando sul filo dell’intolleranza)?
Non c’è che dire, per la maggioranza
di centro-destra lo straniero ha
mille facce: quella del criminale per il
ministro dell’Interno, quella dell’invasore
che ruba il lavoro agli italiani per una
buona fetta di elettori di An, quella delle
braccia da lavoro per i leghisti.
Ora diventa anche una cassaforte da
utilizzare per accontentare Confindustria,
per nulla soddisfatta della proposta
previdenziale. Il fatto è che la decontribuzione
secca per i neo-assunti (che a Antonio
D’Amato e compagni piaceva molto)
è stata «stoppata» grazie ad un improvviso
sussulto di senso dello Stato. Se
ai nuovi lavoratori si tolgono 5 punti di
contributi si mette a rischio il bilancio
dell’Inps. Dunque quei punti vanno coperti
dallo Stato con stanziamenti in Finanziaria.
Ma il fatto è che anche le casse
del Tesoro sono pericolosamente «in rosso
» (checché ne dica la disinformatzija
messa in moto da Via XX Settembre).
Così su quei punti resta un buco nero
(letterale) che preoccupa gli imprenditori
(e il loro leader). Se il governo decidesse
a fine anno di non stanziare un euro
sarebbe il fallimento delle battaglie di
D’Amato. Cosa fare di meglio se non
buttare nel «mare magnum» del dibattito
previdenziale una bella proposta «xenofoba
» (di questi tempi non fa mai male)
magari lanciando lì qualche dato. Gli
immigrati contribuiscono già alle casse
Inps con 1,27 miliardi di euro l’anno -
teorizza il quotidiano di Viale dell’Astronomia
includendo nella cifra anche le
somme già parte del sistema - con la
sanatoria ne arriverebbero altri 1,7. Dunque
quasi 3 miliardi da stanziare subito.
Non dice, il quotidiano, che sulle 700mila
domande di sanatoria l’Inps non ha
fatto ancora nessuna stima (il ministero
non ne ha richieste), che le pratiche burocratiche
vanno a rilento (non si finerà
prima dell’anno prossimo), che tutta
l’operazione della Bossi-Fini sta favorendo
il lavoro nero (chi ha fatto la domanda
e perde il lavoro non può farne un
altro), che il 30% dei richiedenti non
sarà regolarizzato. E non dice neanche
che per coprire cinque punti di contribuzione
per i neoassunti servono 7,5 miliardi
di euro in tre anni. L’equivalente del
condono tombale targato Tremonti.
«Oltre agli aspetti razzisti, ci sono
quelli contabili - osserva Beniamino Lapadula
della Cgil - Quelle somme sono
destinate all’intero sistema previdenziale,
cioè al bilancio dell’Inps. Sono contributi
come tutti gli altri, non possono
andare a pagare altro. È grave che un
membro del collegio sindacale dell’Istituto
di previdenza appoggi questa proposta.
Chi sostiene che possono essere stanziate
per coprire la decontribuzione è
digiuno di regole di contabilità pubblica.
È poi paradossale che un governo
che non sta facendo nessuna politica seria
sull’immigrazione pensi di utilizzarla
in questo modo».
«È una proposta in linea con la Bossi-
Fini - aggiunge il senatore ds Luciano
Guerzoni - Si utilizzano gli extra-comunitari
in modo cinico. Si propone di usare
i loro contributi mentre con la nuova
legge si impedisce agli stranieri che tornano
a casa di incassare quanto versato
». Con la Turco-Napolitano dopo 5
anni si aveva diritto a ritirare i versamenti
in caso di rimpatrio, oggi si deve attendere
il 65/mo anno d’età. In ogni caso la
macchina della sanatoria procede a singhiozzo
(prima le richieste semplici, poi
forse quelle complesse) e intralcia il sistema
delle quote: quei 700mila semi-clandestini
in attesa di «legalità» infatti vengono
conteggiati per stabilire i nuovi ingressi.
«Le hanno inventate tutte - conclude
Guerzoni - pur di spingerli al lavoro
nero o ad andarsene».
«Come si può pensare di far arrivare
meno entrate nelle casse dell’Inps è davvero
delirante - dichiara Alfiero Grandi,
deputato ds - Questa gente sega il ramo
su cui è seduta. È chiaro a tutti ormai
che gli stranieri sono parte integrante,
strutturale, del sistema produttivo.
L’idea di usarli come limoni da spremere
è aberrante e stupida. Quello che ciascun
lavoratore versa serve a pagare i
trattamenti di oggi e a poter calcolare il
suo trattamento futuro. Perché le cose
dovrebbero essere diverse per gli stranieri?


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