Il paradigma dello straniero minaccioso
Le ricerche sulle comunicazioni di massa si occupano quasi solamente dei grandi media nazionali, mentre c’è una realtà consistente, frammentata e tutt’altro che univoca, che si chiama “giornalismo locale”: e che racconta spesso un’Italia diversa da quella che finisce sulle prima pagine dei grandi giornali nazionali.
articolo - - - - L'Unità - Luigi Manconi - A buon diritto - Promemoria per la sinistra
[16/10/03] È di qualche settimana fa la pubblicazione dei risultati della ricerca “Extracommunication. Monitor su informazione e immigrazione”. Condotta dal dipartimento di Sociologia e Comunicazione della Sapienza di Roma, lo studio - che vede, tra i promotori, la Caritas di Roma, Amnesty International, la FNSI - ci dice qualcosa di significativo sulla percezione sociale dell’immigrazione nel nostro paese. Meglio: ci dice qual è il trattamento mediatico che i maggiori quotidiani e settimanali e i telegiornali nazionali riservano al tema “immigrazione” (sul quale, tra le pubblicazioni recenti, merita una lettura attenta il libro di Corrado Giustiniani, Fratellastri d’Italia, edito da Laterza). I dati finora resi noti sono i seguenti: oltre la metà degli articoli dei quotidiani analizzati (i maggiori 8 per diffusione) contestualizza e tematizza la “figura” dell’extracomunitario in vicende di cronaca nera, droga, terrorismo. Il 20% circa di questi articoli tratta invece di politiche di regolarizzazione, di clandestinità, di sbarchi; un altro 10% affronta i temi del lavoro, dell’assistenza, dell’istruzione e della sanità; un altro 10%, infine, tratta di religione e cultura. La prima analisi di queste percentuali ci dice, dunque, che il volume complessivo della comunicazione pubblica a mezzo stampa si risolve - nella maggioranza dei casi - in una narrazione mediatica a tinte fosche, correlata all’allarme sociale e giocata, volenti o nolenti, sull’associazione tra immigrazione (spesso immigrazione irregolare) e devianza.
Che questa produzione giornalistica di sospetto, diffidenza, paura e, talvolta, di aperta intolleranza, produca risultati diffusi nell’opinione pubblica, è questione aperta: le teorie sulla “ricezione” dei messaggi dei mass media nella società sono molte e contraddittorie. Certo, una relazione tra opinione pubblica e informazione – per quanto dialettica, non univoca e non unidirezionale – indubbiamente esiste. E, a partire da essa, possiamo considerarci fortunati – o elogiare il buon senso degli italiani – se, ancora dalla stessa ricerca, risulta che il 51% di un campione di intervistati ritiene che il tasso di criminalità tra gli immigrati sia identico a quello registrato tra gli italiani (c’è persino un 8,5% che lo ritiene inferiore).
Ma il problema ha molte facce. Le ricerche sulle comunicazioni di massa si occupano quasi solamente dei grandi media nazionali, mentre c’è una realtà consistente, frammentata e tutt’altro che univoca, che si chiama “giornalismo locale”: e che racconta spesso un’Italia diversa da quella che finisce sulle prima pagine dei grandi giornali nazionali. Un’ Italia che sfugge alle cronache più prevedibili e si sottrae alla routine dei molti format giornalistici di radio, quotidiani, periodici, tv, per essere narrata esclusivamente nelle cronache dei vari “gazzettini”, “corrieri” e “messaggeri” locali.
Basta fare una piccola rassegna stampa su Internet, in un giorno qualunque (per esempio martedì 7 ottobre) per scoprire un arcipelago di notizie che, a ben vedere, notizie non sono. Articoli, brevi, cronache varie in poche righe, in cui la “notizia” vera e sola, l’unico– per così dire - spunto giornalistico è la provenienza dei protagonisti della vicenda. “Senegalese sorpreso con dvd contraffatti”; “Ladro di polli ucraino arrestato dai carabinieri”; “Scopre un immigrato con la bici rubata alla madre tre giorni prima”; “Un camionista preso a sprangate da immigrato”; “Croato in cella”; “Cd e borse contraffatte, senegalese denunciato”. L’elenco potrebbe proseguire: qui ci limitiamo a segnalare solo poche tra le notizie nelle quali il titolo stesso segnala la funzione dell’articolo. E definisce immediatamente una cornice di senso, sedimentata lentamente e quotidianamente da queste e altre forme giornalistiche, capace solo di produrre o rafforzare incomunicabilità e – forse - intolleranza. E capace di costruire un paradigma, che associa la condizione di straniero - fisiologicamente, potremmo dire – a una minaccia sociale.
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