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Uccidersi dietro le sbarre

Un dossier: i suicidi in carcere sono 19 volte più frequenti che fuori

articolo - italia - - - Il Manifesto - Manuela Cartosio - Libertà Personale

[26/11/03]

In carcere si muore di malattia, di overdose, di incuria, d'abbandono e soprattutto di suicidio. L'incidenza dei suicidi tra i detenuti supera di 19 volte quella tra i liberi. E' una delle cifre del dossier «Morire di carcere», realizzato dalla rivista Ristretti orizzonti, fatta da detenuti e volontari del carcere di Padova. Il dossier, usando come fonti la stampa nazionale e locale, ha ricostruito 134 storie di carcerati morti nei penitenzari dal gennaio 2002 allo scorso settembre. 83 si sono tolti la vita, 23 sono morti per malattia, 9 per overdose, 19 per «cause non accertate». Di altrettanti carcerati morti nello stesso arco di tempo non è stato possibile sapere nulla. «Significa che ogni due detenuti che muoiono uno passa inosservato», afferma la direttrice della rivista Ornella Favero. Una ragione in più per istituire la figura del «garante dei detenuti» che vigili sulle condizioni di vita in carcere, a cominciare dall'assistenza sanitaria. Negli ultimi sei anni è quasi raddoppiato il numero dei detenuti morti per malattia. Erano stati 78 nel 1996, sono stati 113 nel 2002. Quattro anni fa la competenza della sanità carceraria è passata dal ministero della giustizia a quello della sanità. Ottima cosa in linea di principio. Peccato che la «riforma» sia stata accompagnata da un drastico taglio delle risorse: «La presenza dei medici specialisti in carcere si è ridotta del 40% e a volte mancano i soldi per l'acquisto dei farmaci salvavita».

Venti dei suicidi censiti dal dossier sono avvenuti in penitenziari sardi. Al Nord l'incidenza più alta di suicidi si registra nel carcere di Marassi (Genova) e a San Vittore (Milano), «notoriamente tra i più degradati d'Italia. Nell'ospedale psichatrico giudiziario di Reggio Emilia ci sono stati cinque suicidi in pochi mesi.

A togliersi la vita in carcere sono più gli italiani (108) che gli stranieri (26), più i giovani dei vecchi (un terzo aveva tra i 20 e 30 anni, un altro terzo tra i 30 e 40 anni). I tossicodipendenti - circa il 30% della popolazione carceraria - costituiscono la fetta più grossa (il 38%) dei suicidi analizzati dal dossier. I giorni immediatemente successivi all'ingresso in carcere sono quelli a più alto rischio. Ma non sono infrequenti i suicidi tra i detenuti «definitivi» a pochi mesi dal fine pena.

I tre parlamentari che hanno partecipato alla presentazione del dossier (Marco Boato del Gruppo misto, Enrico Buemi dello Sdi e Ruggero Ruggeri della Margherita) condividono le richieste di detenuti e volontari. E' però hanno fatto capire che «non c'è clima» in parlamento per approvare speditamente la legge che istituisce l'ufficio del garante nazionale per i detenuti e quella «sull'affettività» in carcere. Per far uscire dal cono d'ombra il pianeta carcere la strada più praticabile al momento è quella di premere sui Comuni perchè nominino il difensore civico dei detenuti. A Roma l'incarico è stato affidato a Luigi Manconi.


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