Padova: 18 giugno, iniziativa contro i CPT davanti al Municipio
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[18/06/04] I CPT sono stati istituiti in Italia nel 1998, in pieno governo di centro-sinistra, dalla legge Turco - Napolitano, che prevedeva la creazione di luoghi di detenzione per gli immigrati trovati in condizioni amministrative irregolari sul territorio italiano, motivati dalla necessità di procedere ad accertamenti supplementari sull’identità o nazionalità degli stranieri; questa legge ha introdotto in pratica una limitazione della libertà dell’individuo anche nel caso in cui non sussistano reati penali commessi.
È stato in pratica creato un diritto separato per lo straniero, per cui essere un immigrato non in regola equivale ad essere un soggetto da tenere in custodia, quindi applicando una misura del codice penale per un semplice caso amministrativo: non possedere un permesso di soggiorno.
In base alla convenzione europea di Schengen, gli stati hanno la facoltà di arrestare e detenere gli stranieri per impedirgli l’ingresso nei nostri paesi o per trattenerli in attesa dell’espulsione.
I CPT sono gabbie per uomini e donne colpevoli solo di esistere, nuovi lager per immigrati. Persone che non hanno commesso alcun reato, giudicate colpevoli di aver varcato dei confini, di lavorare in nero,di non essere stati regolarizzati dai datori di lavoro, di aver perso il lavoro e di non averne trovato un altro.
Nonostante la falsità del nome, che ha fatto si che se ne parlasse in termini di accoglienza, i Centri di Permanenza Temporanea non sono altro che luoghi di detenzione, militarizzati, muniti di sbarre, filo spinato e cancelli altissimi, con polizia e carabinieri addetti alla "sorveglianza", che costringono a vivere una condizione di umiliazione, esclusione e marginalità.
I CPT sono luoghi chiusi e ristretti, nei quali non è previsto per i "detenuti" alcun contatto con l’esterno, in cui gli immigrati di regola non hanno la possibilità di conoscere i loro diritti (ammesso che ne abbiano ancora), né di avere a disposizione interpreti che possano aiutarli a capire la loro situazione e come poterla risolvere. Chi si trova dietro le sbarre di un CPT non riesce a capirne i motivi né a trovare vie d’uscita.
Da anni in molte città d’Italia si sono succedute iniziative per la loro chiusura, per denunciarne la incostituzionalità, le pessime condizioni igienico - sanitarie, anche gli squallidi interessi economici di alcune associazioni che ottengono gli appalti di gestione offrendo servizi minimi e fatiscenti. Il 18 giugno è il giorno in cui verranno organizzate iniziative per tale scopo in molte città d’Italia.
Anche noi, a Padova, saremo presenti venerdì 18 giugno alle ore 11, davanti al Comune (Palazzo Moroni), con cartelloni, striscioni, volantini, rinchiusi in una gabbia reale e simbolica: per chiedere la chiusura dei CPT esistenti (circa 15) e per sollecitare una dichiarazione pubblica da parte del nuovo sindaco Zanonato, per un impegno a non allestirne a Padova.
Ricordiamo che in questi anni esponenti locali e nazionali del centro-destra al potere, si sono impegnati a più riprese per avere finanziamenti dallo stato e per individuare una area consona per allestire anche qui da noi finalmente un CPT e che anche qualche esponente del centro sinistra sul "bisogno di sicurezza e di freno all’immigrazione" ha auspicato il CPT. Non vorremmo mai che la sinistra ci facesse digerire quello che la destra non è riuscita.
Primi firmatari
Beati costruttori di Pace
Associazione per la Pace
Missionari Comboniani - GIM
Comitato Scuola e Costituzione
Coordinamento Genitori democratici
Razzismo stop
Donne in Nero
Rete Lilliput
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