Hotel a cinque stelle. O a cinque metri?
Forse è una leggenda metropolitana, che nasce e si diffonde tra le pieghe della comunicazione carceraria, nelle zone d'ombra, nei silenzi e nelle mancate risposte della stentata, quando non manipolata e censurata, informazione interna: tra detenuto e detenuto, tra agente di polizia penitenziaria e recluso, tra direzione e popolazione carceraria. Forse è una notizia non vera: ma resta, implacabilmente, una voce che circola, non confermata e non smentita, che si riproduce - ostinata - ormai da oltre un anno e non ottiene risposta adeguata.
articolo - - - - Unita' - Andrea Boraschi, Luigi Manconi - A buon diritto - Promemoria per la sinistra
[08/09/04] Forse è una leggenda metropolitana, che nasce e si diffonde tra le pieghe della comunicazione carceraria, nelle zone d'ombra, nei silenzi e nelle mancate risposte della stentata, quando non manipolata e censurata, informazione interna: tra detenuto e detenuto, tra agente di polizia penitenziaria e recluso, tra direzione e popolazione carceraria. Forse è una notizia non vera: ma resta, implacabilmente, una voce che circola, non confermata e non smentita, che si riproduce - ostinata - ormai da oltre un anno e non ottiene risposta adeguata. Meglio: non ottiene alcuna risposta. Dunque, qui la riproponiamo, dopo che - formulata pubblicamente (e ripetutamente riportata dal “Corriere della Sera”) - continua a essere ignorata da chi, il ministro della Giustizia, è tenuto a rispondere per obbligo istituzionale. Questi sono i termini della questione. L'affollamento degli istituti di pena - male antico, all'origine di molti dei guai del sistema penitenziario - viene misurato attraverso parametri definiti a livello comunitario, su indicazione del Consiglio d'Europa. Secondo tali standard, ciascun detenuto dovrebbe usufruire di uno spazio corrispondente a 9 metri quadri. Qualora vi fosse convivenza con altri detenuti (come accade nella stragrande maggioranza dei casi), i parametri vanno modulati in questi termini: 6 metri quadri per ciascun altro occupante della medesima cella.
Ora, secondo quella “leggenda metropolitana” prima ricordata, un anno fa (forse ancora prima), una circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria avrebbe ridotto quei parametri come segue: 8 metri quadri per il primo detenuto, più 5 per il secondo, più 5 per il terzo, più 5 per il quarto, più 5 per il quinto, e così via. Insomma, saremmo in presenza di un esempio mirabile di “architettura creativa”.
Se vera (ripetiamo: se vera), tale decisione avrebbe importanti conseguenze. In altre parole, le valutazioni sul livello di sovraffollamento delle carceri italiane sarebbero state alterate e il tasso di capienza “tollerabile” (assai superiore a quello “regolamentare”, ovvero il solo vivibile) risulterebbe “gonfiato” significativamente. Per capirci: il sovraffollamento sarebbe molto “più sovraffollato” di quanto pubblicamente si dichiari. Ora, se teniamo conto che già ora l'Italia, per indice di affollamento, viene solo dopo Grecia, Romania e Bielorussia tra le nazioni europee, si capisce bene che questi nostri “hotel a cinque stelle” (tali sarebbero le carceri italiane, secondo un'autorevole definizione) sono assai meno confortevoli di quanto ci vogliano far credere.
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