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Un difensore civico anche in carcere

articolo - italia - - - L'Unità - Luigi Manconi - A buon diritto - Promemoria per la sinistra

[31/10/02]

A distanza di poche ore, giungono
dal carcere due notizie. Tutt'e due
analogamente drammatiche e, tuttavia,
contraddittorie. La prima:
Nicolino Sorbo, 41 anni - detenuto
nell'ospedale psichiatrico giudiziario
di Rebibbia, per concorso in
omicidio - scopre di avere un nodulo
al cervello. Successivamente,
una perizia certifica l'esistenza di
gravi placche di sclerosi multipla e
il detenuto viene ricoverato presso
l'ospedale San Giovanni; da qui,
dopo una settimana, viene riportato
in carcere, a causa della carenza
di personale di vigilanza. Infine,
tre settimane fa, il magistrato di
sorveglianza rigetta l'istanza di differimento
della pena perché, dalle
relazioni sanitarie, non emergerebbe
la necessità di provvedimenti
«immediati e urgenti»; e due psichiatri
della Asl, a loro volta, ritengono
che il ricovero di Sorbo -
richiesto in ragione del suo gravissimo
e patologico disagio mentale
- sia rinviabile di mesi. Diverso,
ma - va detto - altrettanto superficiale
(se non irresponsabile) appare
l'atteggiamento delle autorità
penitenziarie nei confronti di un
detenuto del carcere di Ascoli Piceno,
Antonio Paolello, sottoposto a
regime di 41 bis. A Paolello, secondo
il suo avvocato, Mauro Gionni,
viene diagnosticata - per lunghi
mesi - una gastrite, che si rivelerà
essere un carcinoma all'intestino e
allo stomaco (e ciò nonostante che
l'interessato «avesse chiesto, da
tempo, di essere sottoposto ad analisi
specialistiche»). Dopo di che -
grazie all'impegno del difensore e
dei radicali Sergio D'Elia e Maurizio
Turco - Paolello ottiene il trasferimento:
ma nel centro clinico
del carcere di Pisa e non nel centro
tumori di Aviano, dove potrebbe
ricevere le cure necessarie.
Queste due notizie, e le situazioni
che richiamano, sollevano
una questione grande come una
casa e antica come il carcere (che,
poi, così antico non è, dal momento
che si tratta di una «invenzione
» relativamente recente nella storia
del sistema penale). Ovvero la
questione dei diritti dei reclusi. Diritti
riconosciuti sulla carta, ma disattesi
nella vita quotidiana. Si potrebbe
dire: come, in genere, i diritti
di tutti i cittadini; ma non è così:
la condizione dei reclusi è particolarmente
«indifesa», e non solo
per la ragione più ovvia (il loro
stato di illibertà e di subalternità):
più specificatamente, perché il carcere
è tra i pochi spazi della vita
sociale dove sono del tutto assenti
le figure terze: ovvero autorità e
funzioni di garanzia, a cui ci si possa
rivolgere e appellare per la tutela
dei diritti riconosciuti. Ad esempio,
per quanto riguarda il primario
diritto alla salute. Da qui l'ipotesi
di istituire la figura del «difensore
civico delle carceri», a cui lavorano
le associazioni Antigone e
A Buon Diritto, col patrocinio della
BNC. Se ne discuterà in un convegno
a Roma, martedì 5 novembre,
dalle 10.30 alle 14, nella Sala
del Refettorio, in via del Seminario
76, con Giovanni Conso e Gaetano
Arconti, Franco della Casa e
Patrizio Gonnella, Franco Maisto
e Luigi Pagano, Antonino Caruso
e Anna Finocchiaro, Erminia Mazzoni
e Gaetano Pecorella, Giuliano
Pisapia e Stefano Anastasia e il
presidente della Camera, Pier Ferdinando
Casini.
Scrivere a:
abuondiritto@abuondiritto.it


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