Antigone al bando

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[29/11/02] Antigone, l’associazione che da anni, alla luce del sole, sostiene le ragioni della riforma del sistema penale e si batte con sempre maggiore caparbietà per la trasparenza del carcere, è stata vittima nei giorni scorsi di una aggressione da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che l’ha additata come responsabile delle possibili rivolte negli istituti penitenziari, in sintonia con organizzazioni anarco-insurrezionaliste. L’accusa è talmente grottesca e le reazioni e le solidarietà così vaste che si potrebbe ritenere risolto felicemente il caso. Sarebbe un errore, perché questo episodio è un segno illuminante di quello che ci dobbiamo aspettare nel futuro prossimo. Ciò che colpisce e deve far riflettere è il richiamo a “informative” che non si possono rendere palesi e vanno mantenute “coperte”; questo vuol dire che l’Ugap, l’abortito servizio per la garanzia, sicurezza e informazioni, è stato rimpiazzato con una rete autonoma e senza controlli, quindi illegale, oppure che altri corpi dello Stato specializzati in provocazioni e depistaggi hanno avuto il compito di mettere nel mirino il carcere. Il clima di caccia alle streghe è confermato dall’atteggiamento surreale assunto in questi mesi di fronte alla protesta civile e pacifica dei detenuti e delle detenute in quasi tutte le carceri italiane. Una sola preoccupazione dominante: sopire, minimizzare e “paventare” la rivolta addebitando la responsabilità ora a un parlamentare, ora a un’associazione. È davvero clamoroso che né il Ministero né il Dap si assumano la responsabilità di un’analisi, di una proposta capace di affrontare una situazione esplosiva. Finora, per senso di responsabilità, per un residuo di speranza, il dialogo ha prevalso sulla violenza. Ma il miracolo quante volte si dovrà ripetere? Il discorso del Papa in Parlamento ha ora inchiodato agli elementi di fatto che Antigone e altri che si occupano di carcere denunciano incessantemente: un sovraffollamento intollerabile che impedisce ogni trattamento, la necessità di un provvedimento di riduzione delle pene per favorire il reinserimento sociale. Un appello alla clemenza cristiana che si salda con i principi della Costituzione per dare senso alla pena. Siamo sicuri che Antigone farà di tutto perché l’appello del Papa non rimanga inascoltato. E non abbiamo paura di essere accomunati a un vecchio anarco-insurrezionalista, dalla veste bianca, dal passo incerto, dalla voce tremula.