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1- Il racconto - Patrizia Conti 2- La ricerca degli adulti - Francesca Avon leggi tutto

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I beni sequestrati alla mafia

 

 
Il testo si propone di esemplificare la disciplina vigente in ordine ai beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Tali associazioni, potendo infatti contare su un immenso potere economico, oltretutto diversificato dato il loro interesse in una pluralità di settori, perseguono il principale obiettivo di reimpiegare il frutto delle loro attività criminali in circuiti leciti, così da sfuggire ai controlli delle Autorità preposte a ciò. Si parte, quindi, dal primo capitolo, con un’analisi dell’istituto del sequestro preventivo, per poi proseguire, nel secondo, con lo studio della relativa confisca; infine, si chiude con l’ultima parte dedicata all’analisi dell’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia e della precedente figura commissariale, organi entrambi istituiti proprio per meglio coordinare gli innumerevoli procedimenti di prevenzione avviati sull’intero territorio nazionale.
 

http://www.exeo.it/site/d_SearchResult.asp?keyword=i%20beni%20sequestrati%20alla%20mafia

 

 

 

Kabobo per donne

Stereotipi di destra e di sinistra, ma sempre molto anti femminili, usati peggio del piccone

Luigi Manconi

Per quanto possa sembrare inaudito, la forza degli stereotipi può raggiungere livelli parossistici di efferatezza. Lo si è potuto verificare nelle reazioni seguite alla vicenda di Mada Kabobo, lo psicopatico ghanese che ha ucciso tre persone a colpi di piccone. In altre parole, gli stereotipi possono avere un effetto discriminatorio, realizzare una pratica di degradazione ed esprimere una violenza che, grazie al cielo, non sempre assume la dimensione della materialità, capace di aggredire soggetti terzi. Quegli stereotipi possono rimanere, cioè, in un ambito che, certamente micidiale, non comporta un attentato all'integrità fisica altrui, pur arrivando a sfiorarla, a intaccarne la solidità, a comprometterne l'equilibrio. Si tratta di un crinale scivoloso, dove l'intento omicida delle parole rimane precariamente al di qua dell'aggressione fisica e dove, sul piano giuridico, la libertà di espressione, che si fa character assassination, rischia di trasformarsi in delitto. Sia chiaro: di quel ricorso allo stereotipo, anche il più oltraggioso, qui non si chiede in alcun modo la sanzionabilità penale, bensì si ricorda l'estrema pericolosità. 

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DIRITTI UMANI: SENATORE MANCONI (PD) ELETTO PRESIDENTE

   (ANSA) - ROMA, 21 MAG - Il senatore del Pd Luigi Manconi e'
stato eletto presidente della Commissione per la tutela e la
promozione dei diritti umani, che ha sede in Senato.
 ''Ripartiamo - ha detto Manconi dopo l' elezione - dai
risultati ottenuti dalla Commissione, presieduta da Pietro
Marcenaro nella scorsa legislatura, per rilanciare un percorso
di iniziative e provvedimenti finalizzati alla piu' forte tutela
dei diritti umani nel nostro Paese''. 

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Quel razzismo che morde la realtà
Luigi Manconi
Ieri sera Beppe Grillo si trovava a Treviso per il suo Tutti a casa Tour e ha deciso, dunque, di inviare un messaggio "trevigiano". Ovvero ha scritto cose che, nell'arsenale micidiale degli stereotipi, dovrebbero corrispondere al senso comune attribuito agli abitanti di quella città. Tuttavia Treviso, lo sappiamo, è qualcosa di molto più complicato: è il luogo dove ha imperversato un sindaco che ha fatto, del linguaggio xenofobo, una risorsa di mobilitazione elettorale e il tratto qualificante di una certa ideologia strapaesana.

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La scelta di Jean Claude camerunense e giornalista
Lo scorso 3 maggio è stata celebrata la giornata mondiale della libertà di stampa. Una giornata, questa, voluta dall'Unesco che, per l'occasione, dal 1997 conferisce il premio Guillermo Cano World Press Freedom Prize a persone, organizzazioni o istituzioni che hanno dato un contributo evidente alla difesa e/o alla promozione della libertà di stampa ovunque nel mondo, specialmente dove essa è minacciata. Il nome del premio non è affatto casuale. È quello di un giornalista colombiano assassinato nel 1986 all'ingresso della sede del giornale  El Espectador, per cui lavorava. 

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Parole leggere
Luigi Manconi
1)A proposito di Piera Franchini, 76 anni, affetta da tumore al fegato, che è andata a morire in Svizzera. Il filosofo cattolico  Vittorio Possenti  non è favorevole - credo - all'eutanasia. E tuttavia, tempo fa, ha evidenziato un singolare paradosso, ricco di un intenso spessore etico. Lo sintetizzo. La pastorale della Chiesa cattolica insiste molto su un concetto che così recita: la vita è un dono di Dio e conseguentemente solo Dio può disporre di essa. È un'affermazione così dolcemente perentoria da assumere la forza incontestabile di una ragionevolezza sconfinata. Ma al suo interno si cela un'acutissima contraddizione logica e sociale, che rivela una profonda aporia. La vita costituirebbe l'unico dono  del quale dovrebbe disporre esclusivamente il donatore, che pur se ne priva, e non colui che ne è diventato il titolare: ovvero il destinatario del dono. In altre parole, ricevo un dono (la vita) del quale continua a disporre e sul quale continua a esercitare proprietà e volontà colui (Dio) che me ne ha fatto omaggio.    

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Questa è la risposta di Marco Travaglio. C'è da comprenderlo. 
Luigi Manconi 
 
 

 

Otto punti sono più di un indizio, Travaglio è un vizioso del moralismo
Luigi Manconi
 
"E' così virtuoso che per lui la vita stessa è un vizio" (Georg Büchner)                    
 
Palesemente, a Marco Travaglio je rode. Quando mi capita di scrivere di lui, qualche amico caro eccepisce: quello non ti si fila nemmeno. Anch’io pensavo così, all'inizio, ma ho dovuto ricredermi: quello mi si fila, eccome se mi si fila, e replica rintuzza respinge recrimina. Come un forsennato. E la sola spiegazione è quella appena detta: je rode proprio. Aiutato da acribiosi esegeti, sono arrivato a concludere che quanto segue è ciò che Travaglio proprio proprio non sopporta. 1. La critica di essere un amorale (e, talvolta, un immorale), truccato da moralista. Il moralismo, si sa, può avere una sua funzione virtuosa, ma solo fino a quando è espressione di una concezione tragica dell'esistenza, segnata da un profondo pessimismo sulla natura dell'uomo e sulla sua vocazione al male. Che alla radice vi sia il peccato originale o l'identità antropologica, è la fallibilità dell'individuo  e  la sua vulnerabilità alle tentazioni del mondo a costituire la sostanza "umana, troppo umana" della persona. 

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Travaglio ha bisogno di qualcuno che lo liberi dalla sindrome di Gustavo
Luigi Manconi
Possibile che nessuno voglia bene a Marco Travaglio? Almeno un po’ di bene, intendo. Insomma, alle persone potenti e ricche, può capitare di perdere l'autocontrollo e che l’equilibrio vada a farsi benedire (Silvio Berlusconi ne è l’esempio massimo, ma anche Beppe Grillo non scherza mica).  Ed è in quei momenti che deve intervenire qualcuno che davvero voglia bene e avverta solleciti accudisca. Palesemente, questo non accade con Marco Travaglio (e nemmeno con Berlusconi e Grillo). È allora che può manifestarsi la “sindrome di Gustavo”. Agli inizi del ‘900, un gruppo di antropologi canadesi, nel corso di una ricerca etnografica in una comunità dell’Africa profonda, scoprì un singolare fenomeno. I nativi, soggetti a una condizione di particolare sottosviluppo, si imbattevano in superfici capaci di rifletterne l’immagine. Un vetro, una polla d’acqua, un materiale lavorato, offrivano la possibilità di vedervi proiettata la propria figura. Ma, tale facoltà, veniva vissuta più come sdoppiamento che come riflesso. 

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Bergonzoni: io nello zoo dei centri accoglienza

Alessandro Bergonzoni

Di cosa si tratta? Di come si trattano: uomini, esseri, popoli ma soprattutto di come non si possa piùtrattare con chi ricatta il giusto, quindi non si tratta.E  non si tratta solo di governi, società,  norme uccise, ma di enorme scansato, meraviglia asfissiata, diritto alla tenerezza, come ho scritto anni fàparlando di prigione, briciole che bruciano.

Non volevo provare "invidia e gelosia" per quei politici come Luigi Manconi e la sua associazione A Buon Diritto che entrano nei Cie, per riempire quel vuoto che ègiàalibi; non volevo essere obbligato a vedere attraverso altri che “per fortuna”hanno potuto raccontare per amore. Amore che non definirei nemmeno piùsentimento, ma insieme d'altezze, somma somma.

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Passaggio a livello
Uffa, non ne posso più
Ubaldo Pacella
Sordi ad ogni richiamo alla consapevolezza, lontani sideralmente dalle necessità del Paese, chiusi nel loro egotismo i politici italiani stanno consumando il loro ennesimo, forse il più tragico, fallimento della storia della Repubblica. Passano giorni e settimane di sterile inedia. Non si consumano nella trattativa per un ministro o due sottosegretari o un presidente di commissione parlamentare - come negli anni vituperati e mai rimpianti dei governi “balneari” della riffa delle poltrone, del manuale Cencelli - semplicemente si sbriciolano nel vuoto pneumatico di risibili riproposizioni sempre uguali, come se questo affidarsi a icastiche definizioni potesse evitare l’evanescenza di una politica afona, autoreferenziale, che ogni giorno che passa si offre al “grillismo”, porgendogli il collo, in un periclitante suicidio morale.

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