Bocciate alcune misure del decreto che riducevano la detenzione
Luigi Manconi
Non parliamo, per favore, di "svuota-carceri". Il decreto-legge voluto dal Ministro Annamaria Cancellieri all'inizio del suo mandato, subito dopo la conferma della condanna del sistema penitenziario da parte della Corte europea per i diritti dell'uomo, è un provvedimento - nonostante i molti limiti - necessario. E ciò testimonia della serietà con cui il Governo intende affrontare il sovraffollamento delle carceri.
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Politicamente correttissimo
Embrioni a giudizio
Il Costa Rica e quella sentenza che spiega per chè la fecondazione in vitro è sinonimo di cura
Luigi Manconi
Nulla o quasi si è scritto in Italia a proposito di una significativa, e importantissima, vicenda relativa a quella "guerra culturale" che lacera le opinioni pubbliche di tutto il mondo. E che costituisce, motivatamente, la base di opzioni ideali, scelte programmatiche e discussioni pubbliche, strettamente legate alla lotta politica. Solo in un Paese smarrito come l'Italia, quelle poste in gioco, così profonde e allo stesso tempo così tangibilmente materiali (vita, morte, sofferenza), potevano essere definite "questioni eticamente sensibili". Altrove sono sostanza di aspre controversie giuridiche e di appassionanti battaglie legislative. Eccone un ottimo esempio.
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Garantismi
La vicenda di Luigi Compagna, il dl svuota carceri e la custodia cautelare, elogi postumi a Bonino
Luigi Manconi
Garantismo uno. L'unico Barone verso il quale ho provato sentimenti di devozione è stato Franco Causio, in particolare lungo la magica sequenza che va dallo scudetto del 1972 alla Coppa del mondo del 1982. Capirete, dunque, la mia ritrosia ad accogliere la sollecitazione del senatore e barone (soi-disant: si tratta di un secondogenito, infatti) Luigi Compagna, a proposito della condizione giudiziaria di Nicola Cosentino. Va da sé che, per ragioni tanto evidenti da non richiedere alcuna spiegazione, Cosentino è persona da me, per così dire, non particolarmente amata. Ciò motiva il ritardo colpevole della mia reazione e, allo stesso tempo, il mio apprezzamento per quanto disposto recentemente dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
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Manconi: "svuotacarceri", un passo avanti troppo timido.
"Ieri il Senato ha approvato definitivamente il decreto così detto 'svuotacarceri', che ovviamente non ha alcun effetto di reale 'svuotamento'. Si tratta di un primo passo nella giusta direzione, ma non adeguato in alcun modo a ridurre in misura significativa il sovraffollamento penitenziario. Non si trattava di avere più coraggio, bensì più ragionevolezza. Così non è stato e, dunque, si è fatto un passo avanti, ma insufficiente. Un esempio solo: un'anomala maggioranza (Pdl, Cinque Stelle, Lega) - altro che larghe intese - ha ottenuto il ritiro di un modesto e sacrosanto emendamento che tendeva a ridurre il ricorso alla custodia cautelare in carcere dei tossicodipendenti e degli alcooldipendenti che stiano seguendo un programma terapeutico. L'afflato garantista della destra e di Cinque Stelle si ferma davanti alle porte delle prigioni: lo scandalo dell'abuso della custodia cautelare in carcere non è più tale se riguarda un tossicomane qualsiasi che - per motivi di salute e salvo sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza - sarebbe bene che proseguisse il suo programma terapeutico in libertà, ove non siano disponibili strutture carcerarie idonee al suo svolgimento.
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Quei misteri sulla morte di Casalnuovo
Luigi Manconi Valentina Calderone
Massimo Casalnuovo aveva ventidue anni quando, un pomeriggio di quasi due anni fa, tornava a casa guidando il suo motorino appena riparato. Dietro una curva, a pochi metri da casa sua a Buonabitacolo in provincia di Salerno, due carabinieri si erano appostati, decisi a fermare chiunque passasse da lì senza indossare il casco. Il posto di blocco, che posto di blocco non era, non veniva segnalato in alcun modo. Casalnuovo prende la curva alla larga, probabilmente vede gli uomini, o forse no.
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Lingua democratica
Luigi Manconi
il Foglio 23 luglio 2013
Lo so, lo so che "psichiatrizzare" gli avversari è una sconcia pratica tardo-sovietica. Ma davanti a Roberto Calderoli si fatica a trattenersi. L'uomo è trasparente fino alla forma più perversa di assoluta innocenza. E così i suoi incubi (gli africani, gli omosessuali, e chissà chi altri) non possono che essere interpretati come altrettanti segnali di una profonda insicurezza psicologica. E, forse, di una struttura caratteriale dove, appunto, quegli incubi evocano angosce indicibili e rimossi dolorosi. Non è giusto qui insistere, ma ci vuole ben poco a immaginare che cosa possa nascondersi dietro il richiamo, così ripetuto, ai "culattoni". E tuttavia, ancor prima, ciò che più colpisce nel vice presidente del Senato è, diciamolo, la codardia. Calderoli è un pusillanime congenito.
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Le gabbie di Ponte Galeria, regno del chissà
l'Unità 21.07.2013
Luigi Manconi e Valentina Brinis
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Prima di diventare il verso di una bella canzone di Sergio Endrigo, quel motto popolare già godeva di una straordinaria diffusione. La sua semplicità è così eloquente da risultare definitiva, ma – se applicata a determinate circostanze e a determinati luoghi - è addirittura micidiale. Il Centro di identificazione e di espulsione (Cie) di Ponte Galeria si trova ad appena 24 chilometri dai palazzi del Parlamento italiano, ma quando ci si muove per raggiungerlo, risulta lontano, davvero lontano. E la sua lontananza, forse, risponde all’esigenza di tenere quanto vi accade – persone e vicende – distanti dal cuore della città e della politica, dell’opinione pubblica e di un qualunque sentimento di partecipazione.
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Caso Shalabayeva, una storia di violazioni
Luigi Manconi
Per un crudele paradosso, la drammatica vicenda dell’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva e di sua figlia potrebbe sortire un qualche effetto positivo. Esile, assai esile, in mezzo a tante conseguenze nefaste, ma non inutile. Quell’espulsione, con quel metodo e in quelle condizioni, ci dice molto.
Ce lo dice con chiarezza a proposito della politica italiana in materia di immigrazione. Ogni mese, dai Cie italiani, decine e decine di individui anonimi, spesso senza avvocati e senza alcuna risorsa, né tutela o relazione, vengono espulse e riportate in Paesi da cui sono fuggiti a seguito di guerre tribali o civili, discriminazioni religiose o etniche, perché oppositori dei regimi dominanti o perché appartenenti a gruppi sociali perseguitati.
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Il gesto di Lampedusa
Luigi Manconi Angela Condello
Il gesto di papa Francesco è di una semplicità irraggiungibile e di una eloquenza senza pari. Davvero difficile immaginare un messaggio pubblico che più nitidamente potesse segnalare il suo pensiero su quell'atto profondamente umano che è il migrare e che più limpidamente dicesse al mondo quali siano, a proposito di quell'atto umano, la dottrina sociale e la pastorale della Chiesa.
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Torture
Nell’assurda condizione delle carceri italiane è bene iniziare a chiamare le cose con il loro nome
Luigi Manconi
In base alla Convenzione contro la tortura delle Nazioni unite (1987), l’Italia e gli altri Stati aderenti si sono impegnati a bandire la tortura dalle proprie pratiche disciplinari, procedurali e punitive, e di sanzionare l’illegittimo ricorso a essa. Ventisei anni e siamo ancora lì, a quell’obbligo internazionale che, peraltro, segue un preciso obbligo costituzionale: “è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà” (art. 13, comma 4). L’unica norma incriminatrice prevista dalla Costituzione, ma anch’essa disattesa ormai da quasi settant’anni.
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I poverelli di Francesco
Adriano Prosperi
Lunedì prossimo papa Francesco compirà il suo primo viaggio da quando è pontefice. Papa Bergoglio andrà a Lampedusa. Dire che la notizia è importante è banale: da sempre, o almeno da quando i papi hanno cominciato a muoversi nel mondo, il viaggio papale è un evento significativo.
Lo fu quando Pio VI meritò la definizione di “pellegrino apostolico” compiendo un lungo e faticoso percorso da Roma a Vienna nel 1782 per arginare le riforme dell’imperatore Giuseppe II. E tristemente importante per il papato fu il viaggio del suo successore Pio VII quando andò in esilio a Fontainebleau prigioniero di Napoleone. Viaggi faticosi, amari, decisi da altri.
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“Io, espulso dall’Italia dopo trent’anni ma ormai non so più nemmeno l’arabo”
La denuncia dell’algerino Cherif: “Prigioniero nel Cie di Bari”
Giuliano Foschini
BARI — «Senato’, m’hanno detto che mi riportano nel mio paese. Benissimo, allora fatemeuscire da qui. Perché io sto già nel mio paese». Fuori diluvia, eppure è estate. Ma il cortocircuito di Cherif, l’italiano clandestino, è un ossimoro ancora più efficace. Cherif ha poco più di cinquant’anni. Da trenta vive in Italia. Ha tre figli nati a Pomezia, dove da sempre lavora come carrozziere: uno è maggiorenne con passaporto e cittadinanza italiana, gli altri due aspettano i documenti al compimenti dei 18 anni, «come El Sharawy e Balotelli, ha presente?».
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