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Caso Uva processo al pm che rifiutò di indagare
Varese, l'operaio morì dopo un pestaggio in caserma. Gli atti al Csm
Sara Menafra
LE INDAGINI
ROMA Aveva tempo fino a questa mattina il pm Agostino Abate per portare a termine le indagini sulla morte di Giuseppe Uva che in cinque anni ha sempre rifiutato di fare. Quelle sul pestaggio subito dall'operaio di Varese tra il suo arrivo nella Caserma dei Carabinieri e il decesso in ospedale il 14 giugno 2008. Ora, però, almeno un processo si fará: nei giorni scorsi il Csm ha ricevuto i due atti di incolpazione a carico del magistrato promossi dal ministro della Giustizia e dal Procuratore generale della Cassazione. E a gennaio la sezione disciplinare del Csm convocherà Abate per pronunciarsi sulle accuse di «ignoranza e negligenza inescusabile», «ingiusto danno alle parti» e comportamento «gravemente scorretto», per un totale di sei illeciti disciplinari, tre dal Guardasigilli e tre dal Pg.

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Cancellare i Cie è possibile
Luigi Manconi                                                                                                                                                                              
Ma è possibile abolirli, questi Cie, infine? Penso seriamente, ragionevolmente e persino pacatamente che sì, i Centri di identificazione e di espulsione possano essere aboliti. Svuotandoli delle loro motivazioni costitutive, mostrandone l'inadeguatezza e l'inefficienza, rivelandone la miseria. Ovvero argomentandone la totale insensatezza. Quelle bocche cucite dei trattenuti di Ponte Galeria, a Roma, ci costringono a parlarne. Quel silenzio auto inflitto con gli aghi ricavati in maniera rudimentale dagli strumenti della vita quotidiana ci forza a dire ciò che finora sembrava indicibile. I Cie non rispondono a nessuna ragione né di sicurezza né di umanità; peggio: deridono la sicurezza e oltraggiano l'umanità. 

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Nella giusta direzione
Luigi Manconi
Con un certo tremore - troppe volte siamo rimasti delusi - gettiamo il cuore oltre l'ostacolo e diciamo che forse, questa volta, il governo ha davvero preso la direzione giusta. Sia chiaro: siamo sempre in un perimetro di piccoli passi e di iniziative prudenti ma, se non altro, le scelte sembrano andare per il verso più opportuno e intelligente. Le decisioni prese dal Consiglio dei Ministri in materia carceraria rispondono a una esigenza indifferibile: rafforzamento delle alternative al carcere e dei benefici penitenziari e tutela dei diritti dei detenuti. Certo, se il quadro politico e gli orientamenti del Parlamento lo consentissero, si dovrebbero assumere provvedimenti più ragionevoli ed efficaci, quali l'amnistia e l'indulto (come suggerito dal Capo dello Stato e da alcuni tra i più autorevoli giuristi e come costantemente richiesto dai Radicali).

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Cosa arma le mani
Mandela e quel faticoso percorso verso la rinuncia alla lotta armata e verso la nonviolenza
Luigi Manconi
Nel profluvio, inevitabile e talvolta anche commovente di articoli su Nelson Mandela, quello che più mi ha colpito è stato pubblicato sabato scorso da Repubblica a firma di Bernardo Valli. E' come se, sorprendentemente, nell'epoca della comunicazione onnipervasiva e parossistica, degli archivi senza fondo e degli immani giacimenti di notizie, solo la testimonianza oculare e la vitalità della memoria di un ultraottantenne fossero in grado di offrirci il senso più profondo e, come in questo caso, più antico di una vicenda umana.

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CARCERI, GRASSO: SOLUZIONE STRUTTURALE E' NECESSITA' (2)

(9Colonne) Roma, 4 dic -  Il presidente del Senato ha quindi sollecitato la
riforma della giustizia per affrontare strutturalmente il problema del
sovraffollamento carcerario: "Il nostro ordinamento deve affinare la propria
capacità di differenziare il ricorso alla detenzione in rapporto alla natura
del reato, alla personalità del reo e al contesto sociale di riferimento, al
fine non solo di promuovere una migliore gestione della popolazione
carceraria, ma anche di individuare percorsi rieducativi mirati". Inoltre "se
quasi la metà dei detenuti è 'in attesa di giudizio' è perché i processi da
noi arrivano a durare 10, 12 anni".

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I «clandestini» di Travaglio
Luigi Manconi
Qualche giorno fa, nel corso della trasmissione televisiva Servizio Pubblico, condotta da Michele Santoro (Michele Santoro!), si è ascoltato Marco Travaglio (Marco Travaglio!) parlare di un "centro per immigrati clandestini". Va detto subito che in Italia, tra i molti centri (nessuno dei quali particolarmente ospitale) destinati a stranieri, non si annovera un C.I.C.: ovvero l'acronimo che starebbe per "centro per immigrati clandestini". Probabilmente Travaglio si riferiva al CIE (centro di identificazione ed espulsione) di Ponte Galeria, nel quale sono state trattenute Alma e Alua Shalabayeva: ma il pensiero e la lingua gli sono scappati e ha pronunciato quel terribile "clandestini". In un primo momento ho immaginato che la paranoia colpevolizzante e criminologica della cultura di Travaglio potesse indurre quest'ultimo a vedere in ogni immigrato un po' così - marginale e magari irregolare - un clandestino e, di conseguenza, un delinquente. Ma ho troppa considerazione verso Santoro e Travaglio per attribuire loro un pregiudizio così torvo e discriminatorio.

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Carceri, sinistra senza anima
Luigi Manconi
Vito Manciaracina, 78 anni, condannato in via definitiva all’ergastolo, detenuto presso il Centro Clinico del carcere di Bari, affetto da paralisi degli arti inferiori, epilessia e demenza senile. Il 7 novembre scorso, la Procura della Repubblica ha chiesto il rigetto dell’istanza di sospensione della pena o di trasferimento in un’idonea struttura sanitaria. Brian Gaetano Bottigliero, 25 anni, condannato in primo grado a nove anni di reclusione, detenuto nel carcere romano di Regina Coeli. Nel gennaio scorso gli viene diagnosticata un’insufficienza renale cronica. In attesa di un trapianto di rene, è sottoposto a dialisi tre volte alla settimana. Le richieste di termine o quantomeno di attenuazione delle misure cautelari, sono state rigettate dal magistrato competente perché sussisterebbe a suo carico un 'pericolo di fuga’. Vincenzo Di Sarno, 35 anni, condannato in via definitiva, detenuto nel carcere napoletano di Poggioreale, affetto da un tumore al midollo spinale. Gli è stata rigettata l’istanza di scarcerazione per incompatibilità con lo stato detentivo.

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 21 novembre 2013 ore 11.30 Aula Magna - Rettorato Roma tre


       Via Ostiense 161
       

Lampedusa, Italia, Europa

Saluto del rettore

prof. Mario Panizza
                       

       Alessandro Bergonzoni     legge Voglio essere un barcone
 

Il prof. Paolo Benvenuti e Il prof. Eligio Resta
   discutono del libro Accogliamoli tutti

Una ragionevole proposta per salvare l’Italia, gli italiani e gli immigrati di

Luigi Manconi e Valentina Brinis
  Saranno presenti gli autori

 

Piano Lampedusa
Per fermare la strage di migranti un progetto c'è, è "l'ammissione umanitaria". Ecco come fare
Luigi Manconi
"Da gennaio 30 mila persone sono state soccorse in mare, lo dico per far capire all'Europa che siamo attori importanti di salvataggi in mare": queste le parole del ministro degli Esteri Emma Bonino il 7 novembre nel corso di un'intervista video a Repubblica. Torniamo a parlare di migranti e di numeri: al dato relativo alle persone soccorse va affiancato quello delle persone che hanno perso la vita, e parliamo di più di 600 da gennaio a ottobre di quest'anno e di quasi 20.000 nell’ultimo quarto di secolo. In questo lungo arco di tempo, nel Mediterraneo sono morti ogni giorno mediamente 6-7 fuggiaschi che cercavano di raggiungere il continente europeo. Cifre crudeli, stimate per difetto da organizzazioni internazionali e associazioni per i diritti umani.

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La politique suivra?

Gli uffici stranieri delle questure e il patto sociale tra polizia e cittadini, molto oltre la politica
Luigi Manconi
Lungi da me l’idea di pensarmi come  la principessa Erminia che, nella Gerusalemme liberata, si innamora del suo sequestratore Tancredi, o anche solo come il Guarnotta di Luigi Pirandello che, una volta rapito, nutre gratitudine per chi lo tiene in pugno. Quelle formulazioni classiche della sindrome di Stoccolma non  mi appartengono affatto e, d’altra parte, il mio rapporto con le forze dell’ordine è ripetutamente mutato nel corso degli ultimi quarant’anni. Ripensandoci, nella mia vita ho conosciuto un numero rilevante di poliziotti: a dimostrazione del fatto che, stare dalla parte opposta della barricata (vera o metaforica), finisce col creare molto spesso una singolare intimità.

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Lampedusa: oggi il sindaco e il senatore Manconi presentano un piano di ammissione umanitaria e incontrano il capo dello Stato

Conferenza stampa del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini e del presidente della commissione diritti umani, sen. Luigi Manconi, lunedi 21 ottobre alle 13, in sala Nassiriya a palazzo Madama, per illustrare un piano di ammissione umanitaria da sottoporre all'Unione Europea. Alle 17 il sindaco Nicolini ed il senatore Manconi saranno ricevuti dal presidente della Repubblica Napolitano.

 

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In uscita il 24 ottobre 2013