L’amore (negato) ai tempi della Bossi-Fini
Andrea Boraschi, Luigi Manconi - L'Unità
Prendiamo due storie diverse. Quella di Korima, togolese, in Italia dal 2002. Poco più di trent'anni e una vita segnata da persecuzioni politiche, torture, minacce, familiari uccisi. Sul corpo le cicatrici di un colpo alla schiena che gli ha perforato la clavicola, e i segni delle percosse, delle frustate, delle ingiurie: una sorta di mappa del terrore scatenato per oltre trent'anni, in Togo, dal regime di Gnassingbé Eyadéma.
Poi, un giorno, 5.000 euro di carte false, documenti contraffatti e fughe rocambolesche gli valgono un aereo per Bologna: da dove comincia un persorso incerto e faticoso per ottenere lo status di rifugiato, in un paese, il nostro, dove la legislazione sull'asilo politico è ancora parziale e opaca. Oggi Karima è impegnato in un braccio di ferro estenuante con la burocrazia italiana e con i codicilli della Bossi-Fini. Perchè sua moglie, Nadine vive ancora nel suo paese, sotto minaccia di morte e il loro ricongiungimento è ostacolato da mille cavilli grotteschi e la sua vita rimane appesa ai fili aggrovigliati di una matassa di carte bollate, timbri, certificati assai difficile da dipanare. (...) |