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"Casa" per tossicodopendenti a regime dal 2006

notizia - italia - - - Ansa - - Carcere

[21/07/05]

A CASTELFRANCO NEL MODENESE AVVIATO TAVOLO TECNICO
(ANSA) - CASTELFRANCO (MODENA), 18 LUG - Un tavolo di lavoro
per completare il progetto per la casa di reclusione a custodia
attenuata di Castelfranco Emilia (Modena) e poterne cosi'
avviare la fase sperimentale con i primi detenuti
tossicodipendenti gia' dalla fine dell'anno, per essere a pieno
regime nel 2006. L'Amministrazione penitenziaria ha presentato
ai soggetti interessati la bozza del progetto, che mette in
chiaro, quasi a voler scongiurare le polemiche che segnarono
l'inaugurazione della struttura, che tutte le fasi di intervento
saranno dirette e gestite dall'Amministrazione.
Il progetto di recupero pero' sara' ''copartecipato'', con il
coinvolgimento di volontariato e comunita' terapeutiche. La
bozza e' stata presentata nel carcere, alla presenza del
Ministro con i rapporti con Parlamento Carlo Giovanardi, che ha
la delega alle politiche contro la tossicodipendenza. Con lui
Nello Cesari, provveditore regionale della Amministrazione
penitenziaria, Francesco D'Anselmo, direttore, del carcere,
Andrea Fantoma, dirigente del Dipartimento delle politiche
antidroga, oltre a rappresentanti di Regione, Provincia e
Prefettura di Modena, Ausl e del Comune.
Adesso nei 23 ettari di campi che circondano il carcere ci
sono rotoballe di fieno, e le mucche, una trentina, sono ancora
quelle pezzate bianco-nere. Ma secondo la bozza nel 2006 ci
saranno 'bianche modenesi' (di cui restano solo 30 capi), serre
biologiche, arnie, vigneti, acetaie e una lavanderia
industriale. Nella struttura si faranno corsi per cuochi,
falegnami, calzolai, giardinieri, elettricisti, elettrauto,
saldatori, tornitori e carpentieri.
Nel carcere si verra' esclusivamente su base volontaria. La
casa e' destinata solo ai tossicodipendenti condannati a pene
superiori ai 4 anni (che non possono essere affidati ai servizi
sociali). Ma potrebbero arrivare anche detenuti con pene
inferiori, che potrebbero direttamente essere avviati al lavoro
esterno. Saranno 40-60, solo uomini. Privilegiati i residenti
della regione. Circa 55 gli agenti penitenziari previsti per la
custodia. Per loro ci sara' un corso di formazione di tre mesi.
Per finanziare i corsi per i detenuti viene ipotizzata la
possibilita' di accedere ai finanziamenti di Unione Europea e
Regione. Tra carcere e Sert, comunita' terapeutiche, cooperative
sociali e mondo del volontariato ci sara' un rapporto
partecipato. I volontari potranno, a determinate condizioni,
lavorare nella struttura. Equipe miste valuteranno la
possibilita' di accesso alla riabilitazione e, in corso d'opera,
l'effetto della riabilitazione. Le comunita' potranno poi
proporre alla amministrazione anche misure alternative (come
lavoro esterno o anche lo spostamento in comunita'), ma la loro
verifica potra' essere anche negativa, con revoca di queste
misure. I piani di recupero saranno modulati sui singoli casi.
Per i detenuti extracomunitari che avranno imparato un mestiere
e' prevista l'offerta di rimpatrio nel paese di origine per
avviare una attivita' connessa alla professionalita' acquisita.
Infine il progetto individua anche quattro 4 comunita'
terapeutiche (San Patrignano, Ceis di Modena, L'angolo e
Mosaico, Lag di Vignola), cinque cooperative sociali e tre
associazioni che hanno dato la loro disponibilita' a partecipare
al progetto.
''Abbiamo insediato un tavolo tecnico, che in tempi brevi,
dovra' costruire anche le compatibilita' finanziarie - ha detto
Giovanardi - Non sara' un lager, ne' un campo di concentramento.
Qui e' la societa' che si interroga sulla possibilita' di
recuperare fin dalla reclusione quei detenuti che non possono
uscire ma che fin da subito possono iniziare un percorso che li
recuperi ad una vita sociale''. (ANSA).


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