Botte e minacce ai detenuti, carcere sotto inchiesta
La procura indaga su alcuni episodi di violenza a Sollicciano, denunciate da numerose associazioni
«Quotidiana illegalità» La denuncia di Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del comune. Aperta anche un'inchiesta amministrativa
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[07/12/05] Minacce, violenze, pestaggi. Poi le intimidazioni ai detenuti, perché non andassero a raccontare in giro quello che avevano visto o di cui avevano sentito parlare. Così la denuncia pubblica è arrivata dalle associazioni di volontariato impegnate nel sovraffollato e invivibile carcere di Sollicciano, sconvolte dal comportamento di non più di cinque agenti di polizia penitenziaria e preoccupate per l'ipotizzata inerzia della direzione, a cui si erano rivolte senza ottenere risposte soddisfacenti. Riportata dalla cronaca locale di alcuni quotidiani, la denuncia ha avuto l'effetto di un bengala in una notte senza luna. La procura fiorentina ha subito avviato un'indagine preliminare, che il responsabile dell'ufficio Ubaldo Nannucci ha affidato al nucleo di polizia giudiziaria. Nei prossimi giorni i rappresentanti dell'associazionismo saranno ascoltati dagli investigatori. In contemporanea la direzione regionale del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha aperto un'inchiesta amministrativa. Nel pomeriggio di ieri il provveditore toscano Massimo De Pascalis si è presentato ai cancelli di Sollicciano, carcere costruito per non più di 450 detenuti ma che sistematicamente ne ospita un migliaio. In condizioni di degrado tali da far denunciare la «quotidiana illegalità» della struttura. Parole di Franco Corleone, garante dei diritti dei detenuti del Comune di Firenze.
Proprio l'attivismo di Corleone, che nel settembre scorso aveva avviato un digiuno a staffetta in compagnia di esponenti del volontariato carcerario, dell'associazionismo e di consiglieri comunali e regionali, aveva fatto sperare i detenuti in un piccolo miglioramento delle condizioni di vita in carcere. A novembre si erano fatti sentire loro, con una serie di proteste civili come lo sciopero del vitto e la battitura delle sbarre. E proprio a novembre, denunciano le associazioni, sono iniziati gli episodi di violenza. A dirlo sono comunità come quella dell'Isolotto con Enzo Mazzi, le Piagge con don Alessandro Santoro, gruppi di volontariato come Dentro e fuori le mura, Pantagruel, Aurora, Per l'altro e Fuori Binario. Ora invitano tutti «a rompere il silenzio», come ha chiesto il decano dei volontari Bruno Borghi sulle colonne toscane del manifesto. Casa dei diritti sociali e Movimento di lotta per la casa si associano. Anche l'Arci e l'Altrodiritto chiedono chiarezza: «Chiamiamo ad una pronta risposta i vertici del carcere e dell'amministrazione penitenziaria - dicono Francesca Chiavacci ed Emilio Santoro - la direzione di Sollicciano ha la responsabilità, penale, di creare le condizioni perché il clima sia diverso ed i fatti denunciati possano essere accertati».
Da Palazzo Vecchio la commissione consiliare politiche sociali, protagonista lo scorso anno con tutto il consiglio comunale di una seduta straordinaria all'interno del carcere, chiede alla magistratura di fare al più presto chiarezza. Dal consiglio regionale arriva invece la presa di posizione di Rifondazione, che con una mozione sui «gravissimi episodi di violenza avvenuti nei confronti di alcuni detenuti e denunciati da associazioni e gruppi di volontariato», chiede all'assemblea di palazzo Panciatichi di istituire una commissione di indagine, e alla giunta Martini di intervenire «presso l'amministrazione penitenziaria, e le autorità giudiziarie della magistratura di sorveglianza e della procura della Repubblica».
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