Sciopero della fame in 50 carceri per l'indulto. Lega e An si preparano alle «barricate»
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[13/01/03] Dallo sciopero del vitto dell'amministrazione penitenziaria, al rifiuto dell'aria, fino a battere sulle inferriate con oggetti metallici. È ripresa lunedì, in oltre cinquanta istituti di pena, la protesta dei detenuti per sostenere la necessità di un indulto generalizzato. In ogni carcere ci sarà una forma di protesta diversa ma, avverte Vittorio Antonini, portavoce dell'associazione Papillon-Rebibbia, «se non si riuscirà a votare l'indulto - che inizia proprio lunedì 13 gennaio il suo iter in Commissione - negli istituti più grandi saranno programmati veri e propri scioperi della fame totali».
Fino ad oggi, dice Antonini, «sono una cinquantina le carceri che hanno aderito pubblicamente al nostro appello, ma ogni giorno se ne aggiungono altre». Si tratterà, garantisce, di una forma di protesta «assolutamente pacifica che accompagnerà i lavori parlamentari, auspicando i primi e positivi risultati della piccola ma importante battaglia di civiltà promossa da Papillon con la pacifica protesta iniziata il 9 settembre scorso».
«Uno dei primi impegni che chiediamo a tutte le forze politiche che si sono dimostrate sensibili alla drammatica realtà delle carceri - aggiunge il portavoce dell'associazione - è quello di presentare e sostenere emendamenti che rendano generalizzabile un provvedimento di indulto. Siamo consapevoli che l'attuale realtà del sistema penitenziario italiano è il risultato di oltre dieci anni di errori e di omissioni e che quindi ben pochi possono dirsi estranei alle responsabilità dell'odierna situazione. Ma proprio per questo siamo convinti che ogni forza politica può contribuire serenamente a dare inizio ad una nuova stagione di riforme, muovendo appunto dal varo di un provvedimento di indulto generalizzato che sia accompagnato da una indispensabile amnistia per i reati minori».
Intanto il dibattito politico sull'indulto riprende anche con le dichiarazioni del procuratore generale della Cassazione Francesco Favara all'inaugurazione, lunedì stesso, dell'anno giudiziario. «È viva l'attesa per la decisione del Parlamento sul problema dell'indulto», ha detto il Pg, richiamando anche l'esigenza di accompagnare «eventuali misure temporanee di riduzione dell'affollamento» nelle carceri «ad un programma di rinnovamento dell'edilizia penitenziaria e di aumento degli organici della polizia penitenziaria e degli educatori».
Secondo Antonio Di Pietro: «La relazione del Procuratore generale presso la Corte di Cassazione inchioda ancora una volta il Governo e la maggioranza parlamentare alle sue responsabilità, sia per quanto riguarda le scandalose "leggi criminogene" varate l'anno scorso sia per il paventato indulto, che anche per il Procuratore Generale (come per noi) sarebbe utile solo se accompagnato da riforme strutturali del sistema carcerario e non soltanto per svuotare le carceri e le coscienze per qualche mese», dice Di Pietro.
E mentre Mastella dell'Udeur dice che «il Parlamento non può più attendere e deve prendersi la responsabilità di una decisione sull'indulto», contrarietà su indulto e amnistia e chiusura totale sulla sospensione della pena prevista dalla proposta Buemi-Pisapia, che andrà in Aula alla Camera il 16 gennaio, viene ribadita dalla Lega che annuncia 20 emendamenti restrittivi alla proposta in discussione.
Anche Alleanza nazionale, a parte il vicepremier Fini, rimane profondamente contraria. E parte dall'Emilia Romagna una campagna regionale di An contro l'indulto: un provvedimento che il coordinatore emiliano-romagnolo del partito, Filippo Berselli, parlamentare e sottosegretario alla Difesa, definisce addirittura «inutile e dannoso». An dell'Emilia-Romagna si sta già attrezzando per una raccolta di firme contro l'indulto per far pressione sui parlamentari di An a cui Fini sembra aver voluto concedere una «libertà di coscienza», stante la posizione ufficiale del partito di Fini che resta contraria.
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