A Buon Diritto - Associazione per le libertàLogo dell'Associazione
Libertà Terapeutica Libertà Religiosa Libertà Personale
libertà terapeutica come espressione della sovranità dell'individuo sul proprio corpo... il diritto di professare liberamente la propria confessione religiosa... la tutela della libertà personale all'interno degli istituti di pena...
Altri Articoli
Links correlati

Livorno: l’inferno delle Sughere, il carcere dei suicidi

notizia - italia - - - Il Manifesto - - Carcere

[23/09/04] In appena due mesi tre detenuti si tolgono la vita nell’istituto livornese. "Fahrenheit" è il protagonista dell’ennesima brutta storia di morte partorita dal carcere livornese Le Sughere. E’ il terzo suicidio in poco più di due mesi avvenuto all’interno del penitenziario, il quarto in neanche un anno e mezzo. Un soprannome, "Fahrenheit", che Luigi Visconti, 36enne originario di Marano (Napoli), si era conquistato "sul campo". Una forma di cleptomania, la sua - ha affermato chi lo conosceva bene - che lo aveva portato a specializzarsi nel furto del celebre profumo. "Fahrenheit" si è suicidato lo scorso martedì impiccandosi con le lenzuola alla grata del bagno della sua cella. I precedenti Il 24 aprile 2003 viene trovato impiccato in carcere Mohammer Daff, cittadino turco di 35 anni. Intorno al collo i lacci delle scarpe, assolutamente vietati in cella. Daff era alle Sughere da un mese e mezzo e frequentava un corso per ottenere la licenza media. I compagni di sezione parlavano di lui come un tipo estremamente pacifico e silenzioso. Il suo suicidio precede cronologicamente quelli dei 50enni Domenico Bruzzaniti, ergastolano, e Carlos Requelme, un marittimo cileno, entrambi avvenuti quest’anno. Il caso Lonzi Il pensiero non può che andare al 29enne livornese Marcello Lonzi la cui morte, avvenuta l’11 luglio dello scorso anno, viene frettolosamente schedata come "accidentale" (infarto) dalla Procura di Livorno. Sebbene il cadavere del giovane presenti chiari segni di percosse, vengono condotte indagini approssimative, compiuti errori marchiani (persino negli esami autoptici, eseguiti in assenza di un perito di parte perché effettuati prima che i familiari fossero avvertiti del decesso), registrati atteggiamenti omertosi sia da parte delle guardie carcerarie che dei compagni di carcere. Con una "chicca": la mancata perizia tossicologica (Lonzi era tossicodipendente), una svista talmente clamorosa che alimenta il sospetto di una volontà ben precisa di archiviare il caso in fretta e furia. La tenacia della madre del giovane, del suo avvocato e di un gruppo di controinchiesta formatosi a Livorno qualche mese fa, riescono ad attirare l’attenzione della città sul caso e portare il Gip a non accogliere la richiesta di archiviazione avanzata dal pm che aveva seguito la vicenda. Come Requelme, anche Lonzi avrebbe avuto diritto ad un trattamento sanitario specifico, con conseguente spostamento al carcere di Pisa, predisposto alla cura di tossicodipendenti. Morti sfiorate Luglio 2000: dopo aver minacciato un agente con un punteruolo, il 40enne Roberto Guadagnolo viene selvaggiamente pestato da dieci poliziotti. Sette di loro (gennaio 2004) patteggiano la pena di sei mesi di reclusione per i reati di abuso di ufficio, insubordinazione e lesioni aggravate; cinque vengono sospesi dall’amministrazione penitenziaria. Giugno 2002: si conclude con una sentenza di non luogo a procedere il caso del detenuto Simone Cantaridi. Picchiato selvaggiamente durante l’ora d’aria da un altro detenuto (reo confesso), preferisce non presentare querela. Settembre 2002: i detenuti attuano lo sciopero della fame. Nel loro mirino i soprusi delle guardie, l’inefficienza del servizio sanitario, la totale promiscuità tra soggetti incompatibili (tossicodipendenti e spacciatori), l’assenza di attività interne. Agosto 2003: una 30enne pisana tenta di impiccarsi in cella legandosi i pantaloni intorno al collo. La salvano gli agenti che la tenevano sotto stretta sorveglianza. 11 Settembre 2004: un immigrato tenta il suicidio tagliandosi le vene. Soccorso, viene portato all’ospedale, curato e quindi prontamente riportato in carcere. Le Sughere, penitenziario con una sezione di massima sicurezza, sembra un concentrato di tutte le deficienze che affliggono l’istituzione penitenziaria italiana: oltre 400 detenuti su una capienza di 265 posti, risorse mediche inesistenti, strutture sanitarie inadeguate, scarsissimo dialogo con l’esterno, attività culturali, ludiche e assistenziali limitate. E una lunga scia di misteri, violenza, morte.


Sito gestito da
iworks
Scrivi al webmaster
© 2002 A Buon Diritto
Associazione per le libertà
Via dei Laghi, 12 - 00198, Roma
abuondiritto@abuondiritto.it
Tel. 06.85356796 Fax 06.8414268