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Carceri, l'indulto spacca la maggioranza

Forza Italia: «Necessario vararlo subito. La situazione è indegna di un paese civile». Il ministro Castelli: «Sarebbe una resa» Il sì di Casini Il presidente della camera si schiera con Ciampi. E An ci ripensa sull'abbassamento del quorum, dopo averlo appoggiato in commissione

articolo - italia - - Il Manifesto - - Carcere

[26/10/02]

ROMA - Il ministro della Giustizia risponde a Carlo Azeglio Ciampi e a quanti, anche nella sua stessa coalizione, si erano espressi a favore dell'indulto. E' una risposta dura e blindata, anche se il gurdasigilli, bontà sua, riconosce che la responsabilità di decidere in materia spetta al parlamento. Ma la scelta, nelle parole rivolte dal ministro agli agenti della polizia penitenziaria (favorevoli all'indulto pur di svuotare un po' le carceri), suona così: «Sta a noi scegliere la strada: se invitare il parlamento ad aprire le porte dei penitenziari perché lo stato non è in grado di reggere la situazione, opure non arrendersi». Mica male come rispetto della volontà delle camere. Gli risponde il presidente della camera Pier Casini, e anche lui, dopo Ciampi, spezza una lancia istituzionale a favore dell'indulto. «Il problema del sovraffollamento delle carceri - dichiara - c'è. Il ministro Castelli è stato rispettoso delle prerogative del parlamento. Ricordo che la conferenza dei capigruppo ha già calendarizzato la modifica dell'art. 79 della Costituzione, sul quorum necessario per l'indulto».

Le forze parlamentari, però, sono già entrate in fibrillazione, e cercano la via d'uscita migliore per non assumersi la responsabilità di una decisione considerata a torto o a ragione fortemente impopolare. Solo Forza Italia non ha dubbi. La posizione assunta a botta calda dalla pattuglia degli avvocati viene fatta propria ufficialmente oggi dal vicecapogruppo Cicchitto: «C'è una situazione carceraria indegna di un paes civile. L'indulto va adottato al più presto». Non la pensano così gli altri capigruppo del centrodestra. Il leghista Cè si affretta a ricordare che la Lega è contraria, in linea di principio, a qualsiasi ipotesi di amnistia o indulto, e anche ad abbassare il quorum necesario per varare simili provvedimenti (da due terzi degli aventi diritto alla maggioranza semplice). Sulla stessa posizione si schiera il capogruppo di An La Russa: «Ricordo a tutti e a me stesso che nel programma della Cdl c'è la certezza della pena. Non è con il perdonismo generalizzato che si risolve il problema del sovraffollamento».

Sin qui nulla di imprevisto. Il problema è che La Russa rimette in discussione anche il voto del suo partito sull'abbassamento del quorum, che in commissione Affari costituzionali era stato favorevole. «Dal momento che si trattava di un problema tecnico - spiega - avevo lasciato mano libera ai nostri due commissari. Ma se adesso la questione si politicizza, se diventa un voto per l'indulto, non possiamo che cambiare idea. Del resto, i Ds non hanno votato a favore. Si sono astenuti».

Lo scoglio è sempre lo stesso. La paura di passare per lassisti, che perseguita quasi tutte le forze politiche. L'antidoto sarebbe un voto più o meno all'unanimità, tale insomma da permettere una equa suddivisione delle responsabilità. Ma in mancanza di tale miracolosa orizzonte, pochissimi hanno il coraggio di assumersi la responsabilità di un provvedimento che pure sanno essere necessario. La Quercia, come l'Ulivo, è ad esempio favorevole all'indulto, sia pure mettendo le mani il più avanti possibile. «Noi - assicura Carlo Leoni, capogruppo in commissione Affari costituzionali - intendiamo accelerare le proposte di indulto». Ma sulla modifica costituzionale, la Quercia continuerà ad astenersi anche quando si arrivererà al voto in aula, il 17 novembre. E a quel punto diventa fortemente a rischio il raggiungimento della maggioranza, anche di quella semplice, che basterebbe a varare l'abbassamento del quorum sia pure con il rischio di referendum confermativo.

Se la modifica costituzionale passasse, ci vorrebe comunque almeno un anno, tra passaggi da una camera all'altra, perché diventasse operativa. L'ipotesi più praticabile sembra dunque quella di un indulto varato con la maggioranza qualificata dei due terzi. Non è impossibile, se i Ds non si spaventeranno e non arretreranno. Non è impossibile, soprattutto, se il papa, nel suo imminente intervento in aula, prenderà partito in modo netto. Come fece inutilmente durante il giubileo.


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