Il conflitto d'interessi di Castelli
Franco Corleone, gią sottosegretario alla Giustizia, Garante dei diritti dei detenuti a Firenze
articolo - italia - - - Il Manifesto - Franco Corleone - Carcere
[25/06/04] Nei giorni scorsi il ministro Castelli ha inaugurato il nuovo carcere, o meglio la ristrutturazione, di Lecco. Non mettendo nel conto l'inaugurazione del carcere di Bollate già festeggiato da Fassino, questo in tre anni è il primo lavoro di cui può menare vanto il ministro ingegnere e guarda caso riguarda la sua città. Nel suo piccolo, ognuno ha il proprio conflitto d'interesse. Se proprio volessimo essere precisi si potrebbe dire che nessuna opera in atto è attribuibile al governo in carica, essendo tutte state progettate dai governi di centrosinistra. Così è per la ristrutturazione del carcere di Udine e per quella di San Vittore. La responsabilità di Castelli è invece di avere bloccato i progetti innovativi per i minori a Mogliano Veneto (che avrebbe sostituito l'Ipm indecente di Treviso), a Bari a causa di un pregiudizio sull'impresa costruttrice e a Torino dove è stato affossato un progetto costruito d'accordo con il comune e con l'ausilio di una commissione colpevole di una impostazione «ideologica» presieduta da un esperto del diritto minorile come Pietro Vercellone per rendere il «Ferrante Aporti» un modello di inserimento e di inclusione sociale. Pare che solo il progetto del Pratello di Bologna abbia avuto recentemente il via libera non so con quali correzioni e mutilazioni. Per quanto riguarda le carceri degli adulti, nulla è stato fatto per cancellare le vergogne di Savona, Favignana, Pordenone, solo per citare alcuni degli istituti che non consentono neppure la finzione del trattamento umano e dell'applicazione dell'ordinamento penitenziario e del regolamento. La festa di Castelli è stata turbata dalla vivace contestazione della Polizia Penitenziaria; questo episodio, che rivela una delusione e una inquietudine profonda, non ha impedito al ministro di promettere (o minacciare?) nei prossimi 15 anni la ristrutturazione dell'intero sistema carcerario italiano. L'unica nostra speranza è che ben prima ci si liberi di chi in realtà sogna di fare dell'Italia un solo e invivibile carcere. Con che risorse si avvieranno i 23 o 62 progetti che richiedono 2000 o 3000 miliardi di vecchie lire? Finalmente il mistero è svelato e ha un nome, Dike Aedifica spa. La famigerata società Patrimonio dello Stato spa costituita per la valorizzazione, gestione e alienazione del patrimonio dello Stato ha a sua volta costituito la società Dike Aedifica, «avente per oggetto l'esercizio in forma di impresa dell'attività da eseguirsi anche in regime di concessione, di realizzazione totale o parziale di interventi di edilizia giudiziaria e penitenziaria, ivi compresi i carceri minorili, sia in sede di nuova costruzione che di rifacimento e/o ristrutturazione di immobili esistenti»; nella convenzione tra il ministero della giustizia e la società si afferma che la Dike Aedifica ha tutte le caratteristiche per poter contribuire alla realizzazione del programma di edilizia penitenziaria. Il compito attribuito esplicitamente alla società sarà quello dell'effettuazione di studi in materia di edilizia penitenziaria, di rilevazione delle esigenze di edilizia penitenziaria e definizione degli obiettivi e delle priorità, di individuazione delle aree, anche attraverso la promozione di intese con gli enti locali interessati, per attuare le dismissioni (sic!) e reperire le aree per la localizzazione dei nuovi istituti; di progettazione e di realizzazione degli interventi di edilizia penitenziaria; di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture di edilizia penitenziaria e infine di prestazione di servizi inerenti la dismissione di immobili di edilizia penitenziaria.
La Dike ha la presunzione statutaria di una durata fino al 31 dicembre 2100 - e poi ci si stupisce se si parla di regime - ha sede a Roma in via Piacenza e il capitale sociale è di un milione di euro ed è stata costituita il 3 luglio dell'anno scorso. E' interessante conoscere la composizione del consiglio d'amministrazione. Presidente è Adriano De Maio, rettore della Luiss, vice presidente Morris Grezzi, docente universitario indicato dal ministero dell'economia, amministratore delegato è, giustamente, un imprenditore, Vico Valassi. I membri sono Leo Di Virgilio, ex direttore d'azienda, Giovanni Paolo Gaspari, dirigente del ministero delle infrastrutture, Enrico Leopardi, dirigente del gruppo Fs e Cesare Righi, dirigente della capofila Patrimonio. E' previsto anche un Comitato di coordinamento e programmazione composto dai tre capidipartimento Tinebra, Priore e Cerrato, e da quattro esperti designati dal ministro della Giustizia che sono Bruno Caparini, Antonio De Maria, Tommaso Manzo e Peppino Marasco. Siamo passati dalla «giustizia giusta» alla giustizia edificatrice: è urgente che il parlamento e il comitato carcere approfondiscano gli scopi e le iniziative di questo incastro di scatole cinesi che incidono non solo sulla sorte di aree urbane preziose ma anche sul destino dei detenuti, perché profitto e privatizzazione non fanno rima con Costituzione.
|