Indultino, i conti del ministero "Ne hanno diritto in novemila"
Il censimento ufficiale dei detenuti interessati allo "sconto". Ma c'è ancora l'incognita della procedura-labirinto.
La legge in Gazzetta Ufficiale: sarà operativa dal 22 agosto
articolo - italia - - - La Repubblica - - Carcere
[09/08/03] ROMA - Sull'indultino, la sempre prudentissima direzione delle carceri ha deciso di dare "i numeri". Esattamente 24 ore dopo l'uscita sulla Gazzetta Ufficiale della legge 207 che garantisce uno sconto di pena di due anni a chi si troverà in cella il prossimo 22 agosto, passate le due settimane della vacatio legis, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria fa trapelare le prime cifre su chi avrà diritto di chiedere l'abbuono. I detenuti sarebbero ben 9.175. È stata diffuso un "censimento" regione per regione. Punta massima in Lombardia con 1.267 carcerati, minima in Basilicata con 55.
Fino a ieri, il direttore del Dap Gianni Tinebra aveva evitato qualsiasi intervista o semplice dichiarazione. Sulla legge approvata tra le polemiche al Senato all'inizio d'agosto, era ed è troppo caldo il dibattito politico. Soprattutto per la disputa su quanti detenuti potranno effettivamente uscire, sulle difficoltà del meccanismo escogitato in Parlamento, sull'esiguo numero dei magistrati di sorveglianza (150 in tutta Italia) che dovranno esaminare ogni singolo caso, sulle esclusioni per via dei reati commessi, sulla sovrapposizione con altri benefici carcerari come la Gozzini (sui premessi premio) e la Simeone-Saraceni (per condanne sotto i tre anni c'è l'affidamento ai servizi sociali) che non sono cumulabili con l'indultino. Il detenuto sarà dunque costretto a scegliere tra una soluzione e l'altra.
I "numeri" del Dap sono, per così dire, nudi e crudi. La cifra è decisamente alta rispetto alle stime che partiti e associazioni hanno fatto subito dopo l'approvazione in Senato. Chi parlava di 5mila persone, chi di 6mila, chi di 8mila. Stando alla legge, i 9.175 detenuti dovrebbero essere quelli che rientrano nella categoria di quanti, innanzitutto, hanno già scontato la metà della pena, come l'indultino impone, e si trovano nelle condizioni di far fare al proprio avvocato una formale richiesta di sconto. La data del 22 agosto rappresenta una sorta di premio del tutto casuale per poter fruire dell'abbuono: solo chi sta già in carcere potrà ottenerlo e, a parità di reato commesso, non potrà fruirne colui che entrerà in un penitenziario anche solo il giorno dopo. Una condizione singolare che l'Unione delle Camere penali contesta, e che ha spinto due senatori diessini, Ayala e Fassone, a polemizzare apertamente con chi ha proposto la misura. Basterebbe questo - a loro avviso - per dimostrare che l'indultino viola le regole costituzionali, perché da sempre indulto e amnistia sono stati legati a due date: quando è stato commesso il reato e quando è stato presentato il primo progetto di legge sullo sconto. L'indultino le viola entrambe e ancora lo sconto alla data di promulgazione della legge.
Ma la vera scommessa tra chi si è battuto per l'indultino e chi lo ha avversato come incostituzionale, inadeguato, contraddittorio sul piano dei reati esclusi (Rifondazione, i Verdi, associazioni come Antigone e gruppo Abele, i gruppi degli stessi detenuti come Papillon), sarà decisa sul piano dei numeri. Ci vorrà tempo per capire chi dei 9.175 detenuti (se il dato si dovesse confermare esatto) chiederà di cancellare due anni. Dei giudici di sorveglianza s'è detto: erano troppo pochi già per applicare le leggi esistenti, siamo in un periodo di ferie, la legge non è di facile applicazione per le tante esclusioni. A cominciare da quella più plateale, la distinzione tra bianchi e "neri", poiché gli immigrati clandestini sono esclusi da qualsiasi sconto. Vedremo, alla fine, chi avrà la meglio.
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