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"Buonisti a parole ora serve un voto"

Pannella: "Sciopero della fame per smuovere il potere"

articolo - italia - - - La Repubblica - Giovanna Casadio - Carcere

[10/12/02]

ROMA - «Si sono spellati le mani davanti al Papa. Del resto, ogni volta che c´è da fare professione di buonismo i partiti e i loro uomini non mancano di farla, però quando si tratta di operare per il bene, per l´indulto...». Quando si tratta di decidere su uno sconto di pena, nonostante l´emergenza delle carceri e le parole del Papa che ha chiesto in Parlamento un atto di clemenza, rimandano e insabbiano: è il ragionamento di Marco Pannella, leader dei radicali.
Onorevole Pannella, è pronto ancora al Satyagraha, come per i giudici della Consulta e la mancata assegnazione dei seggi alla Camera?
«Come sempre. Ma non voglio che si dica: "ecco, lo sciopero di Pannella". Piuttosto che si parli della lotta per la legalità dei radicali e dei loro amici».
Altri radicali (Daniele Capezzone, Rita Bernardini, Sergio D´Elia) hanno già cominciato lo sciopero della fame: lei ha interrotto quello della sete quando i tg hanno dato notizia della vostra battaglia per l´indulto. Cosa chiedete? Che sia votato l´indulto?
«Non chiediamo che il Parlamento voti sì all´indulto, ma che si dia tempi certi per il voto».
Vale la pena di condurre sfide così estreme?
«La situazione delle carceri è insostenibile: è fuori legge e contro legge. Ma ancora una volta ora chiediamo un atto per la legalità. Sapevamo che costringere il Parlamento a votare per i giudici della Corte costituzionale dopo un anno e mezzo di mancato plenum, avrebbe significato probabilmente avere due personaggi mediocri, invece dei tanti meritevoli, ebbene facemmo la battaglia perché venissero eletti, perché eleggerli era l´atto dovuto. Ugualmente sui seggi perché ci fosse il plenum alla Camera. Sono state lotte vinte».
E ora, l´indulto è un atto dovuto?
«È un atto dovuto pronunciarsi. Noi lottiamo da anni per il principio di legalità. Il Parlamento deve concludere con un voto il dibattito sui temi che affronta e questo non accade sull´indulto. Lo sciopero della fame dei radicali, dei detenuti serve a sostenere i presidenti della Camera nel loro compito istituzionale: prevedano un termine entro il quale ci sia il voto conclusivo».
Un obiettivo "minimalista". E nel merito?
«Può apparire una battaglia minimalista ma serve affinché i presidenti delle Camere fissino un termine e lo facciano per motivi non solo politici, morali, sociali, civili ma per obbligo costituzionale e regolamentare. Nel merito, il nostro punto di vista è noto: basti dire che il primo progetto per l´indulto fu nella passata legislatura del nostro parlamentare Pietro Milio e gli indultini o indultacci derivano da là».
Annunci e speranze, finiti nel nulla?
«Si gioca sulla pelle della legalità e del paese. Di fronte ai principi di legalità, agli obblighi istituzionali i politici sono "collitorti" del potere».


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