Giustizia: suicidi e denunce, ma nelle carceri non cambia nulla
E siamo di nuovo a sparlare di carceri. Di queste nostre prigioni dove ci si suicida, dove ogni tanto si inscenano rivolte e ci si appella ai magistrati e al governo perché qualcosa, in mezzo a tanto cinico abbandono, venga migliorato. Perché è anche dalle strutture carcerarie che si misura la civiltà e la moralità di un paese, non solo dai dibattiti sulla procreazione assistita. E purtroppo le prigioni italiane sono fra le peggiori d’Europa, appena più accettabili di quelle turche, che a dire la verità sono un’offesa grave alla dignità dell’uomo.
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[14/06/05] E siamo di nuovo a sparlare di carceri. Di queste nostre prigioni dove ci si suicida, dove ogni tanto si inscenano rivolte e ci si appella ai magistrati e al governo perché qualcosa, in mezzo a tanto cinico abbandono, venga migliorato. Perché è anche dalle strutture carcerarie che si misura la civiltà e la moralità di un paese, non solo dai dibattiti sulla procreazione assistita. E purtroppo le prigioni italiane sono fra le peggiori d’Europa, appena più accettabili di quelle turche, che a dire la verità sono un’offesa grave alla dignità dell’uomo. Amnesty International, già da qualche anno insiste nel denunciare l’Italia per sistemi di detenzione inaccettabili: anni fa parlò addirittura di torture, di numeri altissimi di suicidi, di uso improprio del carcere. Ma da allora a oggi sono mutate solo piccole cose: qualche costruzione più moderna in mezzo a tanti conventi medievali, e una maggior attenzione - quasi impercettibile - al meccanismo di recupero che dovrebbe contrassegnare il nostro sistema carcerario. Ora finalmente, dopo tanto discutere e tanto criticare, anche il ministro guardasigilli Castelli sembra essersi reso conto che il problema esiste, pur se con qualche ironia che gli ha fatto commentare come il tema dell’affollamento sia ricorrente come l’anticiclone dell’Azzorre. In realtà siamo arrivati a una fase critica di enormi proporzioni che rischia davvero di portare le carceri al collasso. Viene da chiedersi come mai, vista la lentezza spaventosa della giustizia, ci siano decine di detenuti in locali costruiti per accoglierne al massimo quattro.
Colpa di quelli che sono in attesa di giudizio, dice qualcuno, colpa soprattutto delle infornate di extracomunitari che finiscono dentro a mesi per piccolo spaccio, mentre quelli che mandano a battere donne e bambini o fiancheggiano il terrorismo islamico, trovano sempre il modo di uscire e sparire. Abbiamo una legge amministrata così, che ci volete fare? Qualche detenuto, fin troppo celebre grazie alle cronache, ha lanciato appelli disperati, chiedendo la scarcerazione per sé, ma anche condizioni più umane per i suoi colleghi galeotti. Il che è tutto dire. E allora, siamo alla soluzione? Ma per carità, ci vorranno ancora tanti suicidi, tante denunce di Amnesty e tanti processi inevasi per trovare la civiltà della detenzione.
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