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Roma: inaugurata una navetta per il carcere di Rebibbia

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[05/07/05] Manconi: "Un piccolo, ma significativo passo avanti per rendere il carcere meno disumano". Calamante: "Una conferma che la nostra è una città civile e solidale". Vento: " Il TPL romano garantisce il Diritto Costituzionale alla Mobilità". Alla navetta 330 sono bastate appena due settimane per centrare l’obiettivo. Viaggiano a pieno regime i mini-bus da otto posti che tutti i giorni fanno la spola tra la stazione del metrò B di Rebibbia e via Bartolo Longo per assicurare un rapido collegamento con i complessi "Penale", "Custodia Attenuata Terza Casa", "Rebibbia Nuovo Complesso" e "Femminile". Il servizio, nato per agevolare gli spostamenti dei familiari dei detenuti del carcere di Rebibbia, ha raggiunto un doppio scopo. Si è, infatti, rivelato utile anche ai lavoratori dell’Istituto di detenzione e ai residenti di Casal dè Pazzi che possono utilizzarlo in alternativa alla linea 311. In strada dal lunedì al venerdì tra le 7,30 e le 14,30, il sabato, dalle 7,30 alle 15,30, e la domenica dalle 8,30 alle 13,30, i bus della 330 percorrono via Casal dè Pazzi e via Bartolo Longo da dove fanno ritorno verso la linea B del metrò passando in via Raffaele Majetti e via Tiburtina. Siamo soddisfatti di aver onorato un impegno preso innanzitutto con le detenute di Rebibbia femminile, le prime ad averci sollecitato - ha dichiarato il Garante dei Diritti dei Detenuti del Comune di Roma, Luigi Manconi - ad attivare un servizio che riduce le difficoltà e le fatiche che quotidianamente devono affrontare i parenti dei detenuti. Sono consapevole che di fronte all’enormità dei problemi del sistema carcerario, quello dei minibus è solo un piccolo e modesto provvedimento: ma abbiamo bisogno di molti, moltissimi piccoli e modesti provvedimenti per rendere la condizione dei detenuti e dei loro familiari meno disumana e incivile di come oggi è. "Con la navetta 330 la nostra città conferma la sua natura civile e solidale - commenta l’assessore capitolino alle Politiche della Mobilità, Mauro Calamante - Mi fa piacere che i mini-bus vengano utilizzati anche dai lavoratori del carcere; in questo modo, il trasporto pubblico si distingue ancora una volta come luogo di socializzazione. È importante che familiari dei detenuti, agenti di polizia penitenziaria o assistenti sociali che lavorano a Rebibbia possano stabilire un contatto al di fuori di un luogo di detenzione". "Come accade ogni giorno, per immigrati e cittadini economicamente svantaggiati - ha dichiarato il presidente di Atac spa, Fulvio Vento - anziani, disoccupati, invalidi, studenti e pendolari, il trasporto romano tiene fede alla sua missione e garantisce il diritto alla Mobilità, sancito dalla Costituzione Italiana, anche a famiglie in difficoltà come quelle dei detenuti del carcere di Rebibbia. Un servizio che viene sfruttato anche dagli agenti della Polizia Penitenziaria e dai residenti del quartiere "Casal dè Pazzi", ai quali speriamo di aver offerto una possibilità di trasporto in più e di aver contribuito nella semplificazione dei loro spostamenti. Una dimostrazione che la rete di trasporto di Roma non è "statica", ma piuttosto in continua evoluzione. Una rete che tenta di dare risposte concrete ad esigenze concrete".


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