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04/07/05 Carceri, l´universo che esplode

- La Repubblica

A giugno le presenze hanno sfiorato quota sessantamila: un record. Gli stranieri ormai sono un terzo del totale

Celle strapiene, droga e pestaggi così le carceri rischiano il crac. "Ma la vera emergenza è il boom di detenuti extracomunitari". Il sistema ha subito una metamorfosi E il vecchio ordine è andato in frantumi. Il 30 per cento è tossicodipendente, un altro 30 per cento di origini straniere. Rispetto alla capienza stabilita i 205 istituti di pena italiani ospitano 17 mila persone in più

14/06/05 Giustizia: suicidi e denunce, ma nelle carceri non cambia nulla

- Il Resto del Carlino - Ferrara

E siamo di nuovo a sparlare di carceri. Di queste nostre prigioni dove ci si suicida, dove ogni tanto si inscenano rivolte e ci si appella ai magistrati e al governo perché qualcosa, in mezzo a tanto cinico abbandono, venga migliorato. Perché è anche dalle strutture carcerarie che si misura la civiltà e la moralità di un paese, non solo dai dibattiti sulla procreazione assistita. E purtroppo le prigioni italiane sono fra le peggiori d’Europa, appena più accettabili di quelle turche, che a dire la verità sono un’offesa grave alla dignità dell’uomo.

17/05/05 Carceri modello Malaysia

Andrea Boraschi, Luigi Manconi - L'Unità

Per una volta, che sia “promemoria per la destra”, a partire da una interessante notizia di pochi giorni fa. Un lancio dell'Ansa del 12 maggio ci informa di come in Malaysia - in Malaysia! - il governo - quel governo! - stia finalmente prendendo sul serio il problema dell'affollamento delle carceri. Il ministro dell'Interno, Noh Omar, ha dichiarato alle agenzie di stampa che sono allo studio misure alternative alla detenzione, al fine di contenere la crescita esponenziale del numero dei detenuti.

04/05/05 Suicidi in carcere, le cifre crudeli

Andrea Boraschi, Luigi Manconi - L'Unità

«Il 24 marzo 2004, nel carcere di Opera, si è tolto la vita un detenuto paraplegico, costretto su una sedia a rotelle, Andrea Mazzariello». Inizia così l'interrogazione, presentata all'epoca dai parlamentari Augusto Battaglia e Luigi Giacco, che poi prosegue: «il Mazzariello, pochi giorni prima, aveva manifestato al proprio legale la sua disperazione (...) per non essere curato adeguatamente per la malattia di cui soffriva, una stenosi del canale midollare che gli procurava forti dolori. Non gli veniva somministrata la morfina e cercavano di sostituirla con altri farmaci contro il dolore, che gli provocavano ulteriori forti sofferenze. Il Mazzariello, prima di rientrare in carcere per la condanna definitiva, aveva chiesto gli arresti domiciliari per motivi di salute, ma gli erano stati negati.

04/04/05 Castelli e il Mercato della Cura Coatta

Andrea Boraschi, Luigi Manconi - L'Unità

Domani si inaugura ufficialmente, in Italia, il mercato della cura coatta: si inaugura, cioè, la nuova struttura di Castelfranco Emilia per il recupero di detenuti tossicodipendenti "condannati a pene detentive che non permettono l'assegnazione alla comunità", secondo le parole del Guardasigilli, Roberto Castelli. Sarà una struttura "a custodia attenuata", gestita insieme (non si sa ancora con quale ripartizione di ruoli e competenze) dal pubblico e dal privato: nella fattispecie, dal ministero della Giustizia e da quella holding dell'assistenza che è San Patrignano: un modello di intervento e recupero che risulta in perfetta sintonia con le politiche del centrodestra in materia di tossicodipendenze.

09/03/05 Bisogna fermare i suicidi in carcere

Luigi Manconi - Il Mattino

Che direste di un padre di famiglia che ha visto crollare la propria casa per una scossa dell’ottavo grado della scala Mercalli, la moglie scappare con uno stilista giapponese, i figli diventare tutti - ma proprio tutti! - concorrenti del programma di Maria De Filippi: che direste, appunto, se dopo tutto questo ambaradan dichiarasse: "Sono sereno"?

22/02/05 La sicurezza sociale non sempre è «civile»

Andrea Boraschi, Luigi Manconi - L'Unità

C'è una contraddizione insuperabile tra bisogno di sicurezza e tutela della privacy? Porsi questa domanda, oggi, significa ragionare su una linea sottile, che - senza retorica alcuna - è un confine di libertà. Da un lato, il diritto alla sicurezza, all'incolumità, alla protezione: la possibilità di vivere, lavorare, intrattenere relazioni sociali in ambienti dove il nostro corpo, la nostra persona e i nostri beni non debbano e non possano essere minacciati da condotte criminali. Dall'altro lato, la capacità/possibilità dell'individuo di sottrarsi a forme di controllo improprie, autoritarie, lesive della sua dignità e invasive della sua sfera personale.

10/02/05 L’agonia della speranza

Andrea Boraschi, Luigi Manconi - L'Unità

L’8 ottobre 2004, all'ospedale di Pordenone, dopo oltre trent'anni di coma, moriva Maria Laura Mion. Nel 1971, quando fu investita da un'auto, aveva solo tre anni. Il trauma cranico provocatole apparve immediatamente irreversibile: e così sopravvisse - fino a pochi mesi fa - attaccata ad una macchina e assistita dalle cure dei genitori. Le terapie a cui è stata sottoposta, lungo l'intero arco della sua vita, non hanno dato mai alcun risultato positivo, tanto da affidare solo a un “miracolo” le possibilità di un risveglio da quel lunghissimo e doloroso sonno. Qualche mese fa le sue condizioni si sono aggravate: da qui il trasferimento all'ospedale e, dopo qualche tempo, la morte.

24/01/05 La demagogia dei risarcimenti impossibili

Andrea Boraschi, Luigi Manconi - L'Unità

«Con chi commette atti del genere bisogna buttare via la chiave», dice il ministro per le Riforme, Roberto Calderoli, commentando le sentenza che, accogliendo il patteggiamento in appello, riduce la pena di Ruggero Jucker a 16 anni di detenzione. Jucker è l'autore di un omicidio efferato: nel 2002 uccise con ventidue coltellate la sua fidanzata, Alenya Bortolotto. «La povera Alenya muore per la seconda volta», chiosa ora il coordinatore della segreteria della Lega. E qui, come già in altre occasioni, Calderoli interpreta un umore diffuso, facile e brutale insieme. Quello che vuole che a un crimine violento e spaventevole, come quello di Jucker, corrisponda, inesorabile, una pena altrettanto violenta e spaventevole: esemplare e severa, in ogni caso, e che non ammetta sconti, che non preveda misure alternative alla detenzione e che - soprattutto - non tolleri «buonismi garantisti» di sorta.

30/12/04 Morte e mistero nel carcere di Livorno

Andrea Boraschi, Luigi Manconi - L'Unità

Questa è la cronaca di una sconfitta. Oltre un anno fa (25 novembre 2003), in questa stessa pagina, scrivemmo di Marcello Lonzi, morto il 12 luglio 2003 nel carcere delle Sughere di Livorno. Era in prigione per tentato furto e gli rimanevano da scontare quattro mesi di reclusione. Sulla circostanze della sua morte si manifestarono subito molti dubbi. I primi esami autoptici indicarono in una aritmia maligna la causa più probabile del decesso, attribuito a un evento naturale patologico spontaneo (“sindrome di morte improvvisa”). Ma il corpo di Marcello Lonzi riportava ferite, lesioni e traumi che difficilmente potevano essere spiegati dal malore che lo ha ucciso.

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