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Islam e integrazione: 700 mila, in attesa di "sdoganamento"

Tanti sono i musulmani in Italia: per loro è difficile frequentare una scuola, ottenere una moschea, fare carriera nel lavoro. Uno studio presentato a Roma ne fotografa le difficili condizioni di vita.

articolo - italia - - - Il Nuovo - - Libertà Religiosa

[11/02/03]

ROMA - Tanti e poco integrati. I musulmani in Italia sono circa 700 mila,  un esercito, ma le discriminazioni nei loro confronti sono un problema quotidiano e toccano ogni campo della vita civile, con punte massime nel lavoro.

Lo rivela un'indagine, presentata stamani a Roma, dall'Open Society Institute e dall'associazione "A buon diritto" presieduta dal senatore Luigi Manconi. Coloro che hanno preso la cittadinanza italiana sono tutt'oggi una minoranza (40-50mila), mentre rimane elevato il numero dei clandestini, circa 85 mila, e dei carcerati.

Alla loro integrazione non contribuiscono di certo giornali e tv, che danno spesso solo un'immagine degradata dell'immigrato, soprattutto dopo l'11 settembre. I più numerosi sono i marocchini (160 mila), seguiti dagli albanesi (142 mila) e dai tunisini (50 mila).

L'istruzione: Frequenza, rendimento sotto la media e una più alta percentuale di abbandoni indicano che il pieno accesso alla scuola dei minori stranieri in Italia deve essere ancora raggiunto. Nel 2000 i "piccoli immigrati" nelle classi erano circa 147.000, con un aumento di circa 28.000 studenti ogni anno. Cresce però anche il numero delle bocciature, che nelle scuole superiori arriva a superare il 22 per cento, contro il 10 degli italiani. Ad influire soprattutto la lingua e la povertà, fatto sta che quasi il 44% dei giovani nordafricani o mediorientali presenta un rendimento basso o medio-basso. Molti di loro comunque lamentano un clima scarsamente interculturale.

Abitazione: Gli immigrati dovrebbero avere pari accesso all'abitazione e agli altri servizi pubblici. Ma non è così. I musulmani infatti vivono in case di qualità inferiore e sono guardati con sospetto dagli italiani. Le zone da loro abitate, inoltre, sono il più delle volte scarsamente curate dalle amministrazioni locali e i prezzi delle abitazioni sono in costante calo. Non va meglio per le case popolari. Il numero di quelle destinate agli immigrati è troppo basso e spesso sono i comuni a frapporre ostacoli. Ad esempio a Pordenone, il municipio chiede certificati (come lo stato di famiglia) difficilmente ottenibili nel Paese d'origine.

Sanità: I ricoveri più frequenti sono aborto volontario e incidenti sul lavoro. I dati reperibili però sono scarsi visto che almeno 30% degli extracomunitari non si iscrive al Servizio Sanitario Nazionale.

Razzismo: La legge punisce gli atti di razzismo, ma è anche vero che è difficile stabilire se una persona è rimasta vittima di un reato per il colore della sua pelle o per la religione. Dati certi non ce ne sono, ma di sicuro il fenomeno è in aumento negli stadi di calcio. E sono in crescita anche gli atti di violenza da parte di pubblici ufficiali. Ad esempio, nell'aprile 2001 tre Carabinieri furono accusati di aver ucciso un Tunisino a Ladispoli, rompendogli il cranio. Casi simili si sono ripetuti anche lo scorso anno.

Religione e lingua: A differenza di molte altre confessioni, i musulmani non possono destinare una quota Irpef alla propria comunità. Impossibile inoltre è mandare insegnanti di religione musulmana nelle scuole, o astenersi dal lavoro con una certa regolarità in occasioni delle feste religiose. E scarseggiano le moschee: circa un centinaio per oltre 700 mila persone. Non vi sono poi scuole musulmane legalmente riconosciute, tanto che la principale richiesta di questa comunità è di inserire almeno alcune ore di insegnamento della religione musulmana nel normale calendario scolastico. Sulla lingua, molti stranieri chiedono che i cartelli stradali siano in più idiomi e che la tv pubblica crei trasmissioni in arabo.


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