da Il Messaggero del 13 maggio 2012
Luigi Manconi A proposito di tutti i fatti umani, nobili o efferati, grandiosi o minimi, decifrare la lingua che quei fatti comunica, è il primo strumento di interpretazione. Consideriamo, pertanto, il documento di rivendicazione dell’attentato contro Roberto Adinolfi firmato dal Nucleo Olga della Federazione Anarchica Informale; e partiamo da quello che può apparire un dettaglio, ma che risulta singolarmente rivelatore.
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Morti di botte, il filo rosso
Alessandro Capriccioli
Da Stefano Cucchi a Giuseppe Uva, fino a Giuseppe Bianzino: le difficilissime inchieste per stabilire la verità sulle persone che in Italia vengono arrestate e non escono vive dagli interrogatori Nelle canzoni pop tutta l' anima dell' Italia
Gino Castaldo Aparte un' imperdonabile insistenza sul termine "musica leggera", tenacemente combattuto da una parte consistente della critica, il libro di Manconi è uno dei più sorprendenti e insoliti contributi forniti finora alla comprensione della densissima e variegata storia della canzone moderna. Il tempo della musica italiana da De André ai Baustelle
Walter Veltroni Ho letto il libro di Luigi Manconi La musica è leggera tra una manifestazione e l’altra di questa campagna elettorale. L’ho letto per lo più sui treni. Che sono tornati ad essere, sorpresa della tecnologia, il più rapido e razionale mezzo di spostamento interno del nuovo millennio. Salvo ovviamente per i pendolari che, come la terza classe dei piroscafi di un tempo, continuano a viaggiare in modo barbaro, perché la società è drammaticamente ingiusta. Ancora, sempre. Il treno è, comunque, un luogo a suo modo magico, le relazioni umane con i vicini sono del tutto diverse da quelle frettolose di un Roma-Milano tra le nuvole. la musica è leggeraRassegna stampa
I partiti e Grillo
La cattiva politica e l’uomo qualunque Luigi Manconi Sono pronto a scommettere una cifra significativa (tutta rigorosamente e patriotticamente in Buoni del Tesoro Poliennali) sul fatto che Cinque Stelle il movimento di Beppe Grillo, non sarà “il terzo partito” alle prossime elezioni amministrative e a quelle politiche. Nonostante quanto avventurosamente preconizzato da più quotidiani e, addirittura, da qualche scienziato della politica.
L’agenda rossa
La storia italiana degli anni Settanta non è solo oscura macchinazione e nichilismo Luigi Manconi Ho sempre apprezzato l’aspra nitidezza e la severa sobrietà di Franco La Torre, figlio di Pio, ucciso dalla mafia esattamente trenta anni fa.
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Casa del Jazz – via di Porta Ardeatina 55 Roma Ricky Gianco, Flavio Giurato, Stefano Saletti&Barbara Eramo, Gino Castaldo e altri suoneranno e parleranno a proposito di LA MUSICA è LEGGERA. Racconto di mezzo secolo di canzoni Il Saggiatore 2012 di Luigi Manconi con Valentina Brinis conduce Silvio Di Francia Diritti e detenzione
Anche la sinistra annaspa nell’autoritarismo penale Luigi Manconi Eppure c’è un filo rosso – robusto e tenace – che unisce il 25 aprile della Resistenza partigiana a questo 25 aprile di mobilitazione per l’amnistia, promossa dai Radicali italiani. Sono numerosi gli elementi che motivano una relazione stretta tra la ricorrenza della Liberazione nazionale, intorno a valori di democrazia e giustizia sociale, e una battaglia per uno stato di diritto che sia veramente tale e per la tutela rigorosa delle garanzie individuai. Non erano solo canzonette
la Stampa 20 aprile 2012 Luigi Manconi racconta in un libro il suo mezzo secolo di passione per la musica leggera, mentre si occupava di politica e di sociologia PIERO NEGRI Francesco De Gregori accusato da Giaime Pintor, sulle riviste della «controcultura», di povertà musicale e cedimento al Kitsch, difeso da Luigi Manconi in nome dello specifico canzonettistico: «La parola è costruita su una frase musicale, è testo di una canzone; è parte, cioè, di un’opera “letteraria” non immobile né autonoma ma strettamente connessa e intersecantesi con una struttura che è quella musicale, per sua natura “ambigua”, cioè variamente fruibile». Manconi: ci sarà mai giustizia per Uva?
Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto: "intorno alle 10:30 del 14 giugno del 2008, Giuseppe Uva, 43 anni, moriva nel reparto psichiatrico dell'ospedale di Varese. Era giunto al pronto soccorso intorno alle 5:45 del mattino, dopo aver trascorso quasi tre ore all'interno della caserma dei carabinieri di via Saffi. Qui, secondo l'amico fermato insieme a lui, Alberto Biggiogero, Uva avrebbe subito reiterati abusi e continue violenze. Ma, dopo la morte di Uva, la Procura di Varese ha indirizzato la sua indagine esclusivamente verso le ultime sue ultime ore di vita, accusando un medico di avergli somministrato farmaci incompatibili con il suo stato etilico. Oggi il tribunale di Varese ha assolto quel medico perchè "il fatto non sussiste" e ha ordinato "la trasmissione degli atti al pubblico ministero in sede, con riferimento agli accadimenti occorsi tra l'arresto dei carabinieri e l'ingresso di Giuseppe Uva nel pronto soccorso dell'ospedale". La sentenza è clamorosa: dimostra inequivocabilmemente il totale fallimento dell'indagine condotta dalla Procura, dichiarando l'assoluta infondatezza dell'inputazione a carico del medico; e conferma l'inaffidabilità della perizia realizzata su incarico del Pm. E, soprattutto, segnala come la Procura abbia totalmente ignorato ciò su cui avrebbe dovuto indagare: ovvero quel lungo periodo di tempo trascorso da Uva nella caserma dei Carabinieri, privato di qualunque garanzia e alla mercè dei suoi custodi. Si pensi solo al fatto che il testimone oculare (Biggiogero) in quasi quattro anni mai è stato ascoltato e che i pantaloni di Uva, macchiati di sangue, sono stati peritati, per volontà del Tribunale e non della Procura, appena alcuni mesi fa. La sentenza del Tribunale è un'ulteriore conferma dell'assoluta incompatibilità tra l'urgenza di arrivare alla verità sulla morte di Uva e l'attuale figura di pubblico ministero che ha condotto fin'ora le indagini". |