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Via libera al testamento biologico

Il documento del Comitato nazionale di bioetica, firmato da 54 saggi, andrà ora all´esame del Parlamento . Si potrà chiedere la fine delle cure se si è in fase terminale. La volontà sarà espressa "in forma scritta" da maggiorenni e depositata alla Asl. Il medico avrà facoltà di eseguire o meno la volontà del paziente e dovrà motivarlo.

articolo - italia - - - La Repubblica - - Libertà Terapeutica

[20/12/03]

ROMA - Venti pagine limate ad una ad una in un anno e mezzo di lavoro. Un documento frutto di una mediazione sottile e sofferta tra laici e cattolici, tra filosofi e medici, tra giuristi e "bioeticisti" puri. Poi, ieri, il via libera. Il Comitato nazionale di bioetica, organo consultivo della presidenza del consiglio, ha detto sì al "testamento biologico", il cosiddetto living will, un atto con il quale nel pieno delle proprie facoltà mentali si potrà chiedere (e ottenere) dal medico la fine delle cure quando queste non fossero più, in alcun modo, efficaci. Il titolo del documento, più propriamente, chiama questo insieme di norme, "Dichiarazioni anticipate di trattamento", dove il punto cardine riguarda la posizione del medico, che potrà rifiutarsi di eseguire le volontà del paziente ma dovrà spiegare formalmente il perché del suo no. Il parere dei 54 saggi ecumenicamente divisi tra laici e cattolici, era stato chiesto dal ministro della Salute Sirchia, proprio per l´urgenza di dare un assetto legislativo ad un problema, quello delle malattie terminali e degli stati vegetativi, sempre più pressante e drammatico. Il Comitato è soltanto un organo consultivo, ma l´alto livello di mediazione raggiunta e la raccomandazione al Parlamento perché sulla base dei venti articoli sulle "Dichiarazioni anticipate di trattamento" vari al più presto una legge, rendono questo documento più importante dei precedenti. Tanto che una delle principali modifiche al testo, ha spiegato Demetrio Neri, ordinario di Bioetica all´università di Messina e membro del Comitato «è rappresentata dal preciso suggerimento al legislatore di dare un fondamento giuridico alle dichiarazioni anticipate di trattamento».

La terminologia è fondamentale. Se questo documento vede la luce è perché la parola eutanasia è stata bandita. Il presidente del Comitato di Bioetica, Francesco D´Agostino è riuscito nel difficile compito di unire le più diverse anime che compongono l´organo consultivo cercando di salvaguardare la libertà del paziente e l´autonomia del medico. Il testamento dovrà essere redatto «in forma scritta e mai orale da soggetti maggiorenni non sottoposti ad alcuna pressione», sarà affidato, come già avviene nei paesi anglosassoni, ad un fiduciario, una sorta di tutor, e dovrà essere depositato in un luogo "pubblico", presso una Asl ad esempio, o in ospedale. Il medico, come dicevamo, ha facoltà di eseguire o meno le volontà del paziente, ma se rifiuta dovrà inserire nella cartella clinica, per iscritto, un atto in cui motiva il suo no. Difficile la definizione sulla fine delle cure. Il documento prevede che si possa chiedere la sospensione di una terapia o di un intervento chirurgico se non sono più utili alla vita e soprattutto ad una vita "dignitosa". Non invece ancora definito se un paziente potrà chiedere la fine dell´alimentazione artificiale e dell´idratazione. Su questo tema il Comitato si è spaccato. Una parte dei membri, ha affermato Demetrio Neri, «sostiene che anche questi trattamenti devono rientrare nella disponibilità dei pazienti, altri hanno un atteggiamento più cauto e sostengono che solo nei casi più gravosi in cui si configura una forma di accanimento terapeutico verso il paziente tali trattamenti possono rientrare nelle volontà anticipate». A questo punto tocca al Parlamento. Il documento del Comitato è infatti un esempio di laboratorio politico sulla bioetica, tema sul quale invece, come dimostra la legge sulla Fecondazione, i politici non sembrano trovare, mai, punti di mediazione.


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