Il testamento per morire in pace
Una firma dal notaio contro l' accanimento terapeutico
Un ddl presentato al Senato. La proposta trova d' accordo intellettuali, politici e imprenditori
articolo - italia - - - La Repubblica - Vittorio Monti - Libertą Terapeutica
[07/07/03] ROMA - Si chiama testamento biologico, o testamento di vita, o anche biocard. Può essere redatto da chiunque, «nel pieno possesso delle facoltà mentali», e alla presenza di un notaio o di un pubblico ufficiale. Ma non riguarda quello che accade ai beni dopo la morte, bensì il destino del proprio corpo nei momenti che la precedono. Serve cioè per decidere in anticipo quali cure accettare o rifiutare in caso di malattia. Sulla proposta si sono trovati d' accordo decine di intellettuali, politici, imprenditori e personaggi del mondo dello spettacolo di diversa cultura e schieramento. E adesso l' idea sarà discussa in Parlamento: da qualche giorno è stato infatti presentato al Senato un disegno di legge (primi firmatari Natale Ripamonti dei Verdi e Antonio Del Pennino di Forza Italia) che prevede la possibilità di dire no all' accanimento terapeutico. Il principio fondamentale è che «ogni persona capace (di intendere e di volere, ndr) ha il diritto - si legge nel testo - di esprimere il proprio consenso o rifiuto in relazione ai trattamenti sanitari che potranno in futuro essere prospettati. La dichiarazione di volontà può essere formulata e restare valida anche per il tempo successivo alla perdita della capacità naturale». Chiunque può, in altre parole, dire in anticipo fino a che punto i medici potranno spingersi nel tenerlo in vita e dove si dovranno fermare gli sforzi terapeutici. Può farlo direttamente, stabilendo nel testamento biologico i limiti a cui i sanitari dovranno attenersi. O indirettamente, nominando nella biocard una persona di fiducia che «nel caso in cui sopravvenga uno stato di incapacità naturale valutato irreversibile» diventi titolare del diritto di accettare o impedire le cure. «Attenzione, questa proposta riguarda l' accanimento terapeutico, che non ha niente a che fare con l' eutanasia», spiega il sociologo Luigi Manconi, presidente di «A buon diritto, associazione per le libertà», che insieme alla «Consulta di Bioetica» presieduta da Valerio Pocar ha ispirato l' idea del testamento biologico. «Vogliamo solo affermare il diritto - aggiunge Manconi - di rifiutare trattamenti che possono diventare una riproduzione artificiale della vita». Il disegno di legge nasce infatti da una discussione che ha coinvolto personalità di ogni orientamento culturale e religioso. E che ha dato vita un manifesto. Sorprendente, perché capace di tenere insieme nomi come quelli di Gabriele Albertini, Giuliano Amato, Alessandro Bergonzoni, Giovanni Berlinguer, Sandro Bondi, Marco Cappato, Franco Cardini, Sergio Chiamparino, Leonardo Domenici, Guglielmo Epifani, Renato Farina, Massimo Moratti, Carlo Nordio e Riccardo Perissich. Uomini divisi su tutto nella vita. Ma uniti dall' idea di voler essere liberi anche di fronte alla morte.
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