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Storica sentenza a Milano assolto dall'accusa di eutanasia

Staccò il respiratore della moglie assolto al processo d'appello. Per i giudici la donna era già morta.

In primo grado era stato condannato a 6i anni e mezzo. La nuova sentenza: "Il fatto non sussiste"

articolo - italia - - La Repubblica - - Libertà Terapeutica

[24/04/02] MILANO - Assolto dall'accusa di eutanasia. E' la sentenza - destinata a far discutere - pronunciata oggi dai giudici d'appello nei confronti di Ezio Forzatti, che nel giugno '98 staccò il respiratore che teneva in vita sua moglie. I giudici d'appello del Tribunale di Milano oggi hanno assolto l'uomo dall'accusa di omicidio colposo, "perché il fatto non sussiste". La signora, questa l'opinione del Tribunale, era da considerarsi già morta e quindi non si può parlare di omicidio. Non era in aula questa mattina Forzatti, un uomo scosso prima nel privato e poi nel pubblico. Solo poche parole per commentare la sentenza. "Desidero rientrare nella vita di tutti i giorni - ha detto - tenendo il mio dolore nel privato. Questo è un dolore tutto mio". A tentare di esprimere il suo stato d'animo è il legale dell'uomo, Claudio Zerbini. "Dopo il breve periodo di detenzione - spiega l'avvocato - il mio cliente ha ripreso a insegnare, cercando per quanto possibile di tornare alla normalità di tutti i giorni". Una vicenda iniziata tanti anni fa quella di Forzatti, Quel giorno di giugno del 1998 quando con una pistola, scarica, irruppe nell'ospedale di Monza e staccò il respiratore della moglie. La prima condanna a sei anni e sei mesi. Poi il ricorso in appello. E ieri l'udienza finale, con il suggerimento del procuratore generale, all'imputato, di chiedere la grazia. Stretto nel suo ruolo il procuratore, Gaetano Santamaria, ieri non aveva chiesto un inasprimento della condanna, nove anni e quattro mesi respingendo quell'ipotesi di infermità mentale che, nel processo di primo grado, aveva consentito una condanna più leggera, sei anni e mezzo. Ma alla fine della requisitoria il procuratore aveva espresso tutta la sua pena per la vicenda umana che aveva portato Forzatti alla condanna. "Io mi auguro fortemente - aveva detto - che in caso di condanna l'imputato voglia chiedere la grazia". Forzatti aveva sempre sostenuto di essere disperato, ma ben cosciente di quello che faceva. E ieri il procuratore generale aveva stralciato l'infermità mentale, trovandosi costretto a chiedere un inasprimento della pena. Ma aveva aggiunto anche: "E' fuori discussione che Forzatti ha agito sotto un'ondata emozionale di dolore. E questo denota una fonte di determinazione". "Certo la pena che verrà fuori - aveva detto il magistrato - potrà apparire sproporzionata per un uomo che la sua pena l'ha già interamente scontata nella vita". Forzatti assolto in base all'art. 530, 2/o comma del Codice di Procedura penale è stato invece condannato per porto illegale d'armi e violenza privata a un anno e cinque mesi, con la sospensione condizionale e la non menzione e a 400 euro di multa. Soddisfatti gli avvocati difensori. Claudio Zerbini, uno dei legali ha commentato: "Siamo ampiamente soddisfatti perché è stata accolta la nostra tesi, cioè di colpevolezza per le modalità con cui è stata condotta l'azione, ma di innocenza per il fatto".


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