L'eutanasia discussa in un convegno medico
Dibattito presso la Comunità ebraica di via Mazzini
articolo - locale - FE - La Nuova Ferrara - - Libertà Terapeutica
[08/07/02] La comunità ebraica ferrarese ha approfondito ieri un tema delicato. Nel migliore dei modi, senza prendere posizioni, e trattando tutte le sfumature del termine "eutanasia". Nella sinagoga di via Mazzini si sono avvicendati interventi tecnici, religiosi e medici con un dibattito aperto che ha coinvolto un pubblico attento e competente.
Malattia inguaribile, agonia, disagio fisico e psichico. Dal convegno in memoria del capo carismatico della comunità Vittorio Lampronti, è scaturita la sensazione che l'eutanasia sia da trattare caso per caso. Abbandonato l'etimo greco di buona morte, punto fondamentale è stata la dstinzione tra eutanasia attiva e passiva. La prima riguarda gli interventi del medico, guidati dall'obiettivo della morte del paziente. L'accezione passiva indica invece le sospensioni di interventi che indirettamente possono provocare la morte. Altre riflessioni hanno riguardato i canali della comunicazione e gestualità, le cure palliative, le diverse interpretazioni della morte o ancora il ruolo dei familiari o l' accanimento terapeutico. «L'atteggiamento della dottrina ebraica - ha spiegato Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara - tiene conto di due valori fondamentali: la sacralità della vita e la non disponibilità dell'uomo del proprio corpo. Il medico è delegato per risanare, non per abbreviare, deve dare buona vita, non buona morte».
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