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Canapa indiana: ok al suo uso terapeutico. E la Cdl si “spacca” .

articolo - locale - UD - Il Messaggero Veneto - - Libertà Terapeutica

[22/07/02] Sì all'uso medico-terapeutico della canapa indiana. Ieri 18 consiglieri provinciali hanno dichiarato così il proprio parere favorevole all'utilizzo controllato della droga leggera come sostanza capace di alleviare il dolore e gli effetti collaterali delle cure per malattie come i tumori, l'aids, la sclerosi multipla. L'amministrazione provinciale, insomma, solleciterà la Regione affinché il governo avvii una discussione per il varo di una legge ad hoc. Ma presidente, assessori e consiglieri, daranno vita anche a una collaborazione con la facoltà di Agraria dell'Università di Udine per creare un programma di ricerca per la coltivazione della canapa, per poter così controllarne qualità e livello di principio attivo. L'argomento, dunque, è stato sollevato grazie alla presentazione di due mozioni dagli uguali intenti, una di Fausto Deganutti (Fi) e l'altra Francesco Corleone (Verdi). «Il nostro ordinamento - ha spiegato Deganutti - prevede già l'utilizzo di diverse droghe per uso medico, come la morfina e farmaci oppiacei. In molti Paesi da anni si stanno conducendo ricerche sull'utilizzo medico dei derivati della cannabis, mentre alcuni dei maggiori centri scientifici del mondo hanno già dichiarato d'essere favorevoli alla liberalizzazione dell'uso terapeutico della canapa. Oggi, quindi, lasciando alla scienza il compito di sperimentarne e controllarne l'uso, non stiamo chiedendo di aprire la strada alla liberalizzazione delle droghe leggere, bensì di dar corso a una possibilità che ha già dimostrato d'essere efficace nell'alleviare le sofferenze di molti malati». «Tutti i casi singoli affrontati in Italia dai nostri giudici hanno dato ragione ai malati - ha aggiunto Corleone -, come a Venezia dove a marzo il tribunale ha ordinato alla competente azienda sanitaria di garantire l'approvvigionamento di canapa a una donna affetta da tumore. L'uso di questa droga leggera non è una terapia, ma un giovamento alle sofferenze di molti malati. Varare una legge ad hoc significherebbe poterne controllare l'uso ed evitare il ricorso al mercato clandestino». Ma l'argomento non ha evitato di procurare divisioni. Soprattutto all'interno della maggioranza. Il presidente Marzio Strassoldo e tutti i consiglieri d'opposizione hanno dichiarato il proprio sì, mentre Maddalena Provini e Daniele Macorig (An) hanno espresso un secco no, mentre gli altri due finiani, Renato Carlantoni e Fabio Marchetti, non hanno partecipato al voto. Per la Lega, invece, il capogruppo Paolo Collaone è uscito dall'aula, così come il collega Pio Costantini, mentre Fabio D'Andrea si è astenuto ed Enore Picco ha detto sì. «Aprire la terapia del dolore alle droghe leggere - ha spiegato la Provini - è sintomo di incapacità di superare il male senza produrre altro male, anche per l'inevitabile spirale di assuefazione e di dipendenza che si viene a creare. Invito i promotori delle mozioni a incontrare coloro che gestiscono i centri di recupero per tossicodipendenti e ad andare a vedere a quale punto si riducono i nostri giovani, per capire qual è la vera libertà di vita. La tutela della salute non può cedere a queste scorciatoie».


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