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«Monsieur Chirac, mi conceda il diritto di morire»

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[17/12/02]

PARIGI — «Signor Presidente della Repubblica, lei ha il diritto di concedere la grazia, e io le chiedo di concedermi il diritto di morire. Lo desidero soprattutto per mia madre. Signor Chirac, lei è la mia ultima speranza».
A scrivere queste sconvolgenti parole al capo dello Stato francese è un ragazzo di 21 anni, Vincent Humbert, che un incidente stradale ha reso tetraplegico, muto e cieco. Da oltre due anni vive totalmente paralizzato, in un letto d'ospedale a Berck-sur-mer, nel Pas-de-Calais, dopo nove mesi di coma. Ha sollecitato invano dai medici «l'aiuto a morire», ha persino pensato di pagare qualcuno per farsi uccidere. Ora, ha deciso di rivolgersi al presidente della Repubblica. La lettera l’ha scritta nel solo modo che ancora gli è concesso per comunicare: con il pollice della mano destra, l'unica parte del corpo che può muovere anche se con difficoltà, preme un pulsante ogni volta che la madre, o un'assistente dell'ospedale, elencano le lettere dell'alfabeto.
«Il 24 settembre 2000 - scrive nella lettera pubblicata ieri da France Soir - ho avuto un incidente stradale. Sono stato in coma nove mesi, tutti i miei sensi vitali sono stati colpiti, tranne l'udito e l'intelligenza, che mi permette di avere un po’ di conforto... Lei ha il diritto di grazia, io le chiedo quello di morire. Lo vorrei per me stesso, ma soprattutto per mia madre che ha abbandonato tutto per starmi accanto. Lavora mattina e sera sette giorni su sette, dopo avermi fatto visita, per pagare l'affitto del suo modesto appartamentino di fronte all'ospedale. Per ora è ancora giovane ma tra qualche anno non ce la farà più a tenere questo ritmo, dovrà forse tornarsene in Normandia. Non posso pensare a una simile eventualità, non posso neppure immaginare di non averla più al mio fianco e penso che ogni paziente perfettamente cosciente sia responsabile dei suoi atti e abbia il diritto di voler continuare a vivere o a morire».
«Vorrei che sapesse, signor Presidente, che è lei la mia ultima speranza. Che ero un cittadino senza storia, fedina penale pulita, sportivo, pompiere volontario. Non merito uno scenario così atroce e spero che lei leggerà questa lettera». «Vorrei una risposta — conclude Vincent — anche se negativa».
Anche un italiano, venerdì scorso, aveva lanciato un appello analogo. E’ il pittore modenese Daniele Scaglioni, 53 anni, spastico dalla nascita, che ha chiesto alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Bruxelles la possibilità di ricorrere all'eutanasia: «Ho lottato per tanti anni, ora però sono stanco di vivere. Voglio morire serenamente. Non possiamo scegliere quando nascere, ma vorrei poter almeno decidere quando e come morire».


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