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«E’ l’ora di un concordato con i musulmani in Italia»

Pera: un’intesa che fissi regole di convivenza con l’Islam moderato. La Lega attacca: pericolosa una legge sulla libertà religiosa

Per il presidente del Senato un accordo sul genere di quello attuato con il Vaticano servirebbe a isolare chi si ispira a «radicalismi, jihad e culto della morte»

articolo - italia - - - Corriere della Sera - Paolo Conti - Libertà Religiosa

[12/02/03]

ROMA — L’equazione di Marcello Pera, presidente del Senato, è lineare: c’è un Islam avvolto in « tempi di radicalismo, jihad, retorica estremista, culto della morte » . E c’è un Islam moderato che in Italia, con l’immigrazione, rappresenta « un vantaggio per il benessere collettivo » . Bisogna scommettere sul secondo e offrirgli un quadro di certezze: « Così come è avvenuto col Concordato con la confessione cattolica, bisogna trovare la via di un Patto o di un Accordo o di qualunque altro strumento giuridico che fissi le modalità dell’integrazione assieme ai diritti e ai doveri già garantiti dalla Costituzione » .
Pera sceglie i l convegno « L’Islam in Italia, libertà religiosa, diritti, doveri » organizzato al Senato dall’Associazione per le libertà « A buon diritto » , presieduta da Luigi Manconi, e dall’Open Society Institute per lanciare la sua proposta. Cioè chiudere una fase di incertezza normativa con i fedeli dell’Islam in Italia (oltre 700 mila individui di cui 40- 50 mila provvisti di cittadinanza italiana). Luigi Manconi rammenta che occorrerà individuare interlocutori certi ( le rappresentanze dell’Islam italiano sono molteplici e in scarsa sintonia). Il presidente del Senato suggerisce di aggiungere alla tolleranza il rispetto. Ma attenzione: « Si può rispettare chi a sua volta ci rispetta. Da parte loro, accettare la nostra cultura non vuol dire uniformarsi ma saper dialogare. Da parte nostra, comprendere la loro cultura non significa rinunciare a rivendicare la nostra ma arricchirsi nello scambio » .
Nel rapporto dell’Open Society Institute ( « La situazione dei Musulmani in Italia » ) sono molti i segnali di allarme: preoccupa « la crescente intolleranza di ampi strati della società italiana verso persone provenienti da paesi extracomunitari. La copertura mediatica dei gruppi islamici estremisti sembra essere sproporzionata » . Tutto ciò « ha sortito un effetto cumulativo, nutrendo il diffuso sospetto e la diffidenza » . C’è anche un giudizio durissimo su Bossi: « Dal giugno del 2001, la coalizione di governo include la Lega Nord,  all'interno della quale alcuni rappresentanti hanno fatto ricorso all'uso di propaganda razzista e xenofoba.
La stessa Lega ha chiesto di bloccare l'ingresso degli immigrati musulmani in Italia... Esponenti di primo piano della Lega hanno  pubblicamente sostenuto l'idea che gli immigrati e, in particolare i musulmani, siano una minaccia per la conservazione dell'identità nazionale italiana e siano collettivamente responsabili per il peggioramento della pubblica sicurezza in  Italia » . Il professor Silvio Ferrari, della facoltà di Legge dell’università di Milano, che ha collaborato al rapporto chiarisce: « Non si tratta di un giudizio sulla politica del governo in materia di immigrazione ma su singole personalità. Anche perché non si può dire che il governo abbia seguito le proposte razziste » . Ma il vicecapogruppo della Lega alla Camera, Federico Bricolo, attacca l’ « accordo giacobino » Pera- centrosinistra e avverte che il Carroccio si opporrà duramente « alla pericolosa legge sulla libertà religiosa che darà nuovi diritti agli islamici in un momento senz'altro non opportuno » .
E’ sempre Ferrari a elencare i principi « non negoziabili » sui quali occorrerà costruire una integrazione interculturale: laicità dello Stato, libertà religiosa ( inclusa quella di cambiare fede), uguaglianza di diritti tra uomo e donna. Ferrari avverte: non potremo rinviare all’infinito la soluzione del problema degli insegnanti di religione islamica nelle scuole, impossibile continuare coi trapianti dall’estero.
Khaled Fouad Allam, Sociologo dell’Islam all’università di Trieste, spiega che è la prima volta nella storia che la religione islamica si riposiziona al di fuori del proprio contesto di origine. La presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, Anna Maria Artoni, accusa: il fenomeno immigrazione « è stato ampiamente sottovalutato, ci si è limitati ad alzare la barriere, invece cresce il bisogno demografico di immigrazione, molte imprese del Nord e del Sud sono autentici modelli di integrazione » . Sandro Bondi, portavoce di Forza Italia e autore del disegno di legge sulla libertà religiosa mette sul tavolo il complesso nodo della reciprocità ( « in molti paesi i cristiani soffrono discriminazioni e persecuzioni, fino al martirio » ) . Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil, offre una sua chiave di lettura dell’intolleranza: « Forse siamo passati in troppo poco tempo dal ruolo di paese tributario di emigrazione a paese che accoglie immigrati. La prospettiva culturale è radicalmente mutata: ci vuole tempo per assorbire una tale novità »


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