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La Regione Lombardia chiede l'uso medico della cannabis

articolo - italia - - Il Manifesto - Tiziana Barrucci - Libertà Terapeutica

[01/05/02] Un uso terapeutico della cannabis in Lombardia da oggi troverebbe meno ostacoli. Il consiglio regionale ha approvato una mozione con la quale chiede al governo e al parlamento di regolamentare l'uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati. A sottoscriverla l'opposizione e parte della maggioranza: Lista Bonino, consiglieri e capogruppo di Forza italia, Cdu, Ppi, Pensionati, Ds, Socialisti, Verdi e Rifondazione. «E' una storica decisione - commenta a caldo Yasha Reibman, medico e consigliere regionale per i radicali, primo firmatario della mozione - con essa difendiamo la libertà di cura del paziente e la libertà di scelta terapeutica del medico. Ogni medico deve essere messo in grado di prescrivere al proprio paziente la cura e i farmaci che ritenga più adatti in scienza e coscienza. Migliaia di pazienti aspettano la regolamentazione dell'utilizzo medico della canapa indiana che contribuirebbe a migliorare in modo significativo la loro qualità della vita. Ora tocca a parlamento e governo». Per la verità, la mozione di ieri resta un po' vaga quando affronta la questione «medica», senza specificare se si tratti di uso «compassionevole», contro il dolore, o di un uso massicciamente terapeutico. Vero è che gli esempi riportati sono numerosi: «La commissione federale statunitense dell'Istituto di medicina della National Academy of Sciences di Washington - si legge nel testo - nel 1999 ha chiesto l'introduzione in campo medico del principio attivo della canapa indiana». E ancora, «Nel 1999 l'International narcotica board dell'Onu ha incoraggiato le ricerche sull'uso terapeutico della canapa indiana e nello stesso anno il governo canadese ha adottato un piano quinquennale per la produzione di canapa indiana per uso medico». E più avanti: «Gli effetti collaterali risultano essere poco rilevanti nel periodo immediatamente successivo all'assunzione e scarsamente dimostrati nel lungo periodo. Non è stata rilevata - prosegue il documento - tolleranza farmacologica, ovvero per ottenere effetti analoghi nel tempo non è necessario incrementare la dose del farmaco. Né si sarebbero registrati sintomi d'astinenza, se non in casi sporadici». La mozione è stata bilanciata dall'approvazione di un altro documento, proposto solo da consiglieri di An e Fi in linea con la sterzata a destra del governo in tema di droghe: un attacco alla legalizzazione degli stupefacenti e favorevole al rafforzamento dei servizi di assistenza (non specificati) per i tossicodipendenti. Anche quest'ultima mozione, comunque, fa riferimento al problema dell'uso medico del Thc (principio attivo) e «invita il governo a intensificare gli studi e le ricerche a riguardo della terapia del dolore e a garantire in particolar modo ai pazienti terminali le cure necessarie per alleviare le sofferenze mediante farmacologie innovative (non escludendo le sostanze oppiacee) e a verificare la veridicità scientifica riguardo l'utilizzo esclusivamente terapeutico della canapa indiana e dei suoi derivati». «La scelta di oggi non riguarda il confronto tra proibizionismo e antiproibizionismo - spiega Carlo Monguzzi, consigliere verde - Quello dell'uso della cannabis è' un tema su cui è aperto un ampio dibattito in sede internazionale. Molti paesi hanno già regolamentato l'utilizzo medico della canapa, tra questi Israele, Germania, Australia, Canada e Stati uniti. Essa è utile soprattutto per i malati di aids, glaucoma e per gli effetti collaterali dei chemioterapici nella terapia tumorale». Interrogato su quale tipo di principio aveva in mente quando ha firmato la mozione, se quello sintetico o quello direttamente derivato dalla pianta Monguzzi ha ribadito: «Avevamo proprio in testa che un malato di cancro possa fumare marjiuana».


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